DI CLAUDIA SABA
L’allontanamento forzoso da un genitore e’ un provvedimento traumatico.
Un gioco indegno messo a punto dai grandi con l’avallo dello stato.
E’ violenza.
I prelievi forzosi operati nelle scuole a danno di un minore, avvengono con uno schieramento spropositato di poliziotti mai visti per catturare i criminali peggiori.
Togliere un minore dalla sua casa, dalla sua sicurezza, dalla sua pietra miliare come solo una madre può essere, per rinchiuderli dentro una casa famiglia e’ qualcosa di abominevole.
Disumano e contro natura.
Un esempio di come in questo paese le ingiustizie vadano a colpire sempre i più fragili.
E mai i più potenti.
A loro difficilmente accade.
Ho visto invece tante madri scappare dalla propria casa, affrontare peripezie inimmaginabili pur di salvare il figlio da uno stato ingiusto e incivile.
Soprattutto uno stato, appunto, disumano e menefreghista.
Che cosa stiamo insegnando ai nostri figli?
Che esempio stiamo lasciando a questi nostri ragazzi strappati alle madri?
Laura Massaro, una madre che non ha mai dato segni di squilibrio mentale, che non si è mai drogata ma, anzi, ha mostrato grande forza e intelligenza nel perseverare e portare avanti le sue ragioni ovunque, sono anni che combatte per ottenere un diritto che dovrebbe possedere per natura: fare la madre.
Passa il suo tempo a difendere il figlio da uno stato che invece di proteggere, accusa, toglie, distrugge.
A difendersi da giudici e assistenti sociali che di sociale non hanno proprio nulla.
E se fino ad oggi è riuscita ad impedire il prelievo coatto di suo figlio lo deve soltanto a se stessa.
C’è un’altra mamma, Debby, che invece sta lottando per riprenderselo quel figlio che le hanno portato via.
Dalla chiesa proprio il giorno della sua prima comunione.
E Ginevra e tante altre.
Ormai sono troppi i casi di bambini sottratti in modo vergognoso alle mamme.
E cosa si fa per far fronte a tutto questo?
Commissioni, interrogazioni, chiacchiere su chiacchiere.
Perché nella sostanza, i fatti sono pressoché nulli.
Così come nulli sono i fatti per arginare la violenza di uomini sulle donne.
Uomini che lo stato continua a proteggere.
Anche lì si parla e si blatera da anni, ma dove sono i risultati?
Perché associo queste due situazioni?
Perché perseguitare una mamma per portarle via un figlio e una donna vittima di un uomo
e’ violenza.
Una violenza che purtroppo è diventata quotidianità e per questo ben tollerata da tutti.
Quasi non esistesse più.
Soprattutto da uno stato assente e da una società troppo presente.
Ma solo per accusare le donne con i suoi pregiudizi.
Servono fatti, non più parole.
E nemmeno premi di consolazione.
Servono leggi, persone mosse dal ‘fare’ .
Basta a cerimonie e parole vuote.
Si deve educare all’affettività, alla non violenza.
Promuovere leggi per donne e mamme vessate dalla giustizia, che garantiscano certezza della pena e uguaglianza nei giudizi.
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(Nella foto poliziotti che portano via un bambino con la forza)