DI PIERLUIGI FERDINANDO PENNATI
Forse non abbiamo capito, un virus non si combatte con le leggi, ma con la medicina e la medicina impone alcuni comportamenti ineludibili.
Forse non tutti sanno che l’abitudine di lavarsi le mani fu introdotta solo nel 1849 a seguito dell’intervento di Ignaz Semmelweis, un assistente ostetrico, che aveva notato anni prima che al General Hospital di Vienna su oltre 7000 bambini nati ne morivano da 600 a 800 a causa di quella che veniva chiamata “febbre da parto” nota anche come endometrite puerperale.
Oggi sappiamo che si tratta di streptococchi, batteri gram positivi, ma allora era un nemico sconosciuto ed invisibile, come il covid.
Semmelweis si affida alla statistica e nota come nel periodo 1846-1849 tra le due divisioni di ostetricia dell’ospedale vi fosse una differenza di mortalità molto grande, in una questa era addirittura 10 volte maggiore dell’altra.
La differenza a suo parere si trovava nel fatto che in una vi era un’unità di insegnamento nella quale i parti erano effettuati da ostetriche assistite da studenti, mentre nell’altra esclusivamente dalle ostetriche.
Oltre a questo Semmelweis nota anche che il tasso di mortalità in ospedale era molto maggiore persino rispetto alle donne che partorivano in casa o in altre zone della città.
La soluzione poteva quindi risiedere nella partecipazione degli studenti ai parti, ma perché, se questi avvenivano comunque sotto lo stretto controllo delle ostetriche esperte?
Ecco che nel percorso di istruzione degli studenti assitenti nota esserci anche la partecipazione diurna ad autopsie, durante le quali possono capitare deceduti per febbre puerperale ed altre infezioni.
L’attento ostetrico Semmelweis ipotizza quindi una correlazione tra le cose e che che il lavaggio solo superficiale delle mani dopo queste autopsie non sia sufficiente a fermare la diffusione di “particelle invisibili di cadavere”, ovvero di batteri, per contatto diretto con le madri durante il parto.
Semmelweis chiede di prescrivere l’utilizzo di una soluzione di cloro per il lavaggio delle mani “fino a quando non fossero scivolose e l’odore del cadavere non fosse scomparso”.
Alla fine dello stesso anno i tassi di mortalità della prima divisione si allineano ai livelli della seconda e entrambe scendono sotto il 2%.
Ecco, fino ad allora i negazionisti, tra i quali fior fior di medici e professori, sostenevano che era sufficiente lavarsi le mani con sapone, i batteri se ne fregavano bellamente continuando ad uccidere e tutto era considerato come una “normale febbre puerperale”.
Allora come oggi non serviva una legge, solo il buon senso che oggi nessuno contesta, anzi esige, quindi quando osservate le misure di legge che seguono questo buon senso non lo state facendo perché e un obbligo di stato, ma perché è la scienza ad imporlo.
Il resto è presupponenza, ignoranza, propaganda o anche solo semplice idiozia.