LA MELONEIDE : GLI STRAFALCIONI CONCETTUALI DI ALESSANDRO SALLUSTI

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Alessandro Sallusti aveva sostenuto in occasione delle intrepide affermazioni di Giambruno sul “lupo stupratore” che il giornalista fosse stato condannato a morte dalla SX.
Ma non è trascorso troppo tempo e Giambruno si è prodotto sua sponte in numeri a dir poco umilianti per la compagna che esce dall’episodio giustamente pietrificata e orgogliosa della propria consistenza pietrosa.
Sallusti dunque prova a confortare Giorgia Meloni e scrive: “Tra le tante cose stupide sentite e lette ieri dopo che Giorgia Meloni ha annunciato la fine della sua relazione con il compagno Andrea Giambruno la più stupida, tanto per cambiare, l’ha detta il deputato del Pd Alessandro Zan, paladino dei diritti Lgbt: «Almeno lasciate in pace le famiglie che vogliono stare insieme». Quale sia il nesso tra il fallimento di un’unione etero e i diritti Lgbt proprio non si capisce…Finiscono gli amori etero e finiscono in egual modo e misura quelli gay. Immagino che Zan- prosegue Sallusti- pensi che una persona che si separa non abbia il diritto di difendere, come fa Giorgia Meloni, la famiglia tradizionale. E qui la stupidità si eleva al cubo. Certo, la rottura della relazione è un fallimento doloroso, ma lo è proprio perché si riferisce a qualcosa in cui si crede profondamente. Sarebbe come dire seguendo lo Zan pensiero – che un imprenditore che fallisce è la dimostrazione dell’inutilità dell’impresa, che il peccatore è la prova dell’inesistenza di Dio.”
Sallusti sconcerta per la povertà delle sue analisi.
Il bollare arrogantemente come stupido “tanto per cambiare” il pensiero di Zan evidenzia un noioso pregiudizio ma tale malanno ideologico è molto comune. Ancor peggio l’arroganza è accompagnata da una debolezza argomentativa clamorosa. Il direttore immagina e immagina male, direi anzi che mistifica appositamente: il punto non è il diritto a difendere la famiglia tradizionale, ciò non dipende certo dallo status dell’individuo. Il problema è nel considerare la famiglia tradizionale l’unica tipologia legittimata da norme di diritto che in una società davvero democratica dovrebbero essere estese a tutte le famiglie. La delegittimazione e discriminazione delle famiglie irregolari è giunta perfino all’addebito di reati universali perciò non dovrebbe stupire che il fallimento dell’unione etero susciti interrogativi intorno alla supposta superiorità dalla famiglia tradizionale.
Va osservato che Sallusti parifica i fallimenti delle famiglie tradizionali a quelli delle famiglie arcobaleno, ma si guarda bene dal ricordare che le adozioni sono vietate alle famiglie omosessuali perché la legge sulle unioni civili non dispone nel merito. Ma se entrambe le famiglie falliscono allo stesso modo non si vede perché, se non per radicati pregiudizi, il diritto delle famiglie debba diversificarsi a seconda della loro tipologia. In altre parole è proprio Sallusti a stabilire un nesso tra il fallimento della relazione etero e il diritto delle famiglie arcobaleno.
Sallusti inoltre definisce erroneamente “Zan pensiero” quello per cui il fallimento di un imprenditore sancirebbe l’Inutilità dell’impresa e il peccatore l’inesistenza di Dio.
Sono stupefatto perché peggio di così non si potrebbe scrivere: il fallimento di un impresa stabilisce, è particolarmente ovvio, l’inutilità di quella specifica impresa, dato che è fallita, nell’insieme generale delle imprese che invece producono. Solo un vero stupido potrebbe oggettivare un singolo fatto per derivarne una regola generale, ovvero ciò che fa Sallusti.
Anche le speculazioni sallustiane di ordine religioso sono molto deludenti, speriamo non sia credente perché ha capito ben poco: l’esistenza del peccato non può stabilire l’inesistenza di Dio, al contrario ne garantisce lo scopo più alto poiché il paradigma principale dell’esistenza di Dio è nel perdono dei peccati umani, perdono che costa la crocefissione di Cristo e la gloria legata alla sua resurrezione.
Caro Sallusti la sua difesa della Meloni è illogica, un fiasco, LETTERALMENTE.