DI MARIO PIAZZA
Una strage alla volta e un missile alla volta finalmente l’eccidio israeliano di Gaza comincia ad essere considerato ciò che realmente è, quella forma di vendetta finalizzata alla propria protezione che nel diritto internazionale viene chiamata rappresaglia.
Perché la rappresaglia non sia considerata un crimine contro l’umanità sono necessarie varie condizioni, la prima è che essa sia messa in atto tra due stati belligeranti. Tra Israele e la Palestina non c’era alcuna guerra in corso né poteva esserci visto che per Israele lo Stato Palestinese neppure esiste, secondo Israele esiste una popolazione indesiderata e costretta con la forza all’interno di territori delimitati ed è quella popolazione che stanno massacrando.
La seconda condizione di legittimità che è stata violata è la stessa che ha portato all’impiccagione o all’ergastolo gli autori delle stragi delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema e di tante altre infamie consumate dai nazifascisti in Italia: la proporzionalità della reazione al danno ricevuto.
Sono due fatti oggettivi che non risentono di ideologie antisemite o altro e che nessuno può negare, qualsiasi religione professi e da qualsiasi parte del mondo egli venga, e fa semplicemente vomitare che verso un criminale di guerra in flagranza di un reato di cui non si intravede la fine tutto ciò che i nostri politici e giornalisti sanno fare è nel migliore dei casi un gentile invito alla moderazione.