TANGENTOPOLI, UNA “RAGAZZATA” RISPETTO A QUANTO AVVIENE OGGI

 

DI VINCENZO G. PALIOTTI

Il magistrato Davigo, che fece parte del pool di “mani pulite” che lottò contro “tangentopoli” all’inizio degli anni ’90, alla domanda di un giornalista cosa è cambiato da quel periodo, e se esiste ancora tangentopoli, Davigo rispose: “la corruzione c’è sempre, la differenza è che oggi non se ne vergognano neppure più”. E poi quando è finito il pool di mani pulite: “Più o meno con il decreto Biondi nel luglio del ’94. Veniva escluso il carcere per la concussione, che allora era punita addirittura più severamente dell’estorsione. Però per l’estorsione la custodia cautelare restava possibile. In quel momento capimmo che il governo (Berlusconi ndr) non teneva poi tanto alle nostre inchieste”. (Il Giorno 16 Febbraio 2017).

Questa premessa è per introdurre ciò che tutti abbiamo appreso dalla trasmissione Report del 19 Ottobre 2020 e che appunto da un senso alla considerazione: “Tangentopoli, una ragazzata rispetto a quanto avviene oggi”. Rifacendoci alla risposta di Davigo, “non se ne vergognano neppure più”, c’è da aggiungere che quanto è accaduto da allora ha dato la possibilità, ai criminali, di raffinare le tecniche per corrompere, per estorce, per arrivare al potere. E per fare questo, ed è quanto affiora dall’inchiesta citata, si è creato un vero e proprio “pool di esperti” per eludere le maglie della giustizia.

Per prima cosa sono stati “studiati” metodi più “sofisticati” per far circolare il denaro sporco inventando tragitti tortuosi difficili da individuare, cosa che aveva ben capito Giovanni Falcone che sapeva che seguendo quel percorso si arrivava ai criminali. Per fare questo la “macchina” ha fatto quindi uso di esperti del settore, dei veri e propri maghi nel far circolare soldi senza lasciare tracce. Insieme alla organizzazione si è poi creata una macchina mediatica, con il compito di “abituare” l’opinione pubblica a considerare quasi “normale” agire con certi metodi, prima di tutto distorcendo il concetto di giustizia attribuendo una veste politica ad ogni azione di chi era preposto al mantenimento della legalità. Corruzione, malaffare, conflitti di interesse, minimizzati, contestualizzati e resi addirittura indispensabili per la crescita e lo sviluppo delle attività ad esse relative. Ma soprattutto, una volta colti sul fatto, esasperando il concetto di presunzione di innocenza, cancellando del tutto, e di conseguenza, quello della questione morale.

Inoltre, la differenza forse peggiore è oggi il coinvolgimento della criminalità organizzata, in tutte quelle “attività” un tempo ad esclusiva “competenza” della politica, riferito a quel periodo storico di “mani pulite”, perché è stato poi in seguito accertato che il ruolo delle mafie nella politica ha una lunga storia.  Non solo cosa nostra anche ‘ndrangheta e camorra, grazie a qualcuno che ha spalancato loro le porte delle istituzioni, sono arrivati a dettare addirittura le scelte per la composizione di consigli comunali, ma anche regionali, cosi come parrebbe dall’inchiesta di Report citata. Tutto questo dimostra come il rapporto mafie – politica, un tempo “paritario” e basato sul “do ut des” si è evoluto a favore delle mafie che hanno preso il sopravvento per le enormi quantità di denaro messe in gioco, denaro che porta con questi metodi al potere. Denaro e potere quindi, cose davanti alle quali pochi riescono a restare insensibili, e il bello che la gente, memore dell’assuefazione a queste pratiche, con tutti gli “insegnamenti” assunti in vent’anni e più di bombardamenti mediatici, continua a votarli.

Ciò che è risultato dall’inchiesta di Report è un’istantanea di tutto questo, protagonista parrebbe l’attuale presidente della regione Lombardia Fontana, che parrebbe anche essere diventato il “re del conflitto d’interesse”, coadiuvato da diversi membri della sua famiglia, molto attiva in verità.

Se solo una parte di quanto visto e sentito venisse confermata, si spera che vi sia qualcuno che voglia indagare seriamente, ci troveremmo di fronte ad una regione interamente sotto controllo e dipendente da poteri nulla hanno di legale, e questo sempre per quanto visto e sentito, risaputo da tutti, anche da chi rappresenta le istituzioni della Stato, sempre e solo per quanto visto e sentito.