DI GIOACCHINO MUSUMECI
L’automatismo scolastico mi ha sempre spinto a solidarizzare con gli ebrei.
Tutti eredi di Anna Frank e tutti vittime della persecuzione nazista. Solo più tardi, cioè al liceo, mi resi conto che lo spettro della discriminazione aleggiava su tutti noi, era pressoché impossibile esprimere un opinione critica verso Israele, comportava il bollo di antisemita.
Oggi con orrore assistiamo all’ennesimo scontro tra stato di Israele e Palestina.
Considerando Il mio punto di vista insufficiente mi sono concentrato su quello di certa élite della SX israeliana. Dunque ho letto un interessante pezzo pubblicato su Haretz (https://www.haaretz.com/…/0000018b-6196-d473-a5fb…). L’autrice, Lilach Volach, scrive: “Tutto quello che voglio dire alla sinistra internazionale è “ andate all’inferno”.
La Volach sostiene che le opinioni israeliane sono esplose con la guerra e le convinzioni sulla sicurezza successive al 1973 sono state sgretolate perché segmenti della SX internazionale sostengono che l’attentato di Hamas sia stato un atto legittimo di rivolta palestinese. E’ un’accusa grave ed è interessante la postura della Volach sull’argomento.
In realtà non c’è qualcuno che abbia legittimato la strage al festival, ma più di qualcuno che nell’analisi commenta lo scenario considerando due popoli, non solo le aspirazioni di quello più forte. E se fosse vero che alcuni segmenti della SX internazionale hanno sostenuto un’ idea malsana, perché non mandare al diavolo i “colpevoli” piuttosto che tutta la SX.
La Volach scrive che il suo cuore caduto dal petto svolazza incredulo sul pavimento perché “ogni imbecille del liberalismo nel mondo si è schierato dietro una delle due opzioni superficiali: Israele o Palestina. E poi questi hanno concluso “che sono troppo meravigliosi per non identificarsi con gli svantaggiati. Dopotutto, una volta hanno provato il baba ghanoush e gli è piaciuto. E ora hanno annunciato con sufficienza: “Io sto con la Palestina”.
Questo passaggio è significativo. La Volach non si capacita del perché sostenere gli svantaggiati, eppure Dio sostenne gli ebrei “svantaggiati” permettendo loro di attraversare il mar Rosso. Forse bisognerebbe tenerne conto e chiedersi se Dio sostiene gli svantaggiati solo se Ebrei.
Dio a parte non è troppo difficile capire se non si è accecati dall’idea che gli israeliani meritino solidarietà sebbene la vittime della guerra siano per lo più palestinesi. La Volach sostiene che ogni imbecille si è schierato con una delle due parti e traspare quanto sia inammissibile schierarsi con gli “svantaggiati” perché la questione si riduce a simpatie culinarie; quanta stima!
Peccato, un individuo colto non assume atteggiamenti di superiorità o esprime romanzato vittimismo. Non è abbastanza per mandare al diavolo tutta la SX internazionale se per una volta non è stato offerto il lasciapassare per una mattanza di civili qualsiasi. Quando si è gravemente feriti come Israele non si pensa alla sopravvivenza altrui e lo capisco ma solo per un po’. Poi provo compassione per quelli che, come la Volach nel suo pezzo, riesumano l’immancabile antisemitismo che i poveracci non ammettono durante le cene con amici istruiti.
Ma dove sono i palestinesi nella prospettiva delusa della Volach? Semplicemente non ci sono, tranne che per ricordare Hamas, 1400 vittime e 200 persone rapite, tutti israeliani. Nell’orizzonte c’è solo Israele e la sua sofferenza, quanto è accaduto dopo sembra occupare il pano astratto che la Volach rimprovera alla SX internazionale, colpevole di ipocrisia e svalutazione del mondo arabo. Eppure che ruolo occupino i palestinesi nel pensiero della Volach è tutto da capire come il perché degli eventi. Nessun accenno all’idea che i governi in gioco debbano rivedere più di una cosa nell’impostazione dei reciproci rapporti.
Possiamo pensarci senza essere condannati dall’elitaria e incompresa SX israeliana?
La ciliegina sulla torta: Volach sostiene che la comica israeliana Silverman, in quanto colta sull’argomento, possa permettersi di dire che non capisce perché israeliani e palestinesi si odino: “é come le patate dolci che odiano le patate dolci”. Invece altre persone si sono prese la briga di pensare troppo e hanno offerto l’altra guancia, “ovviamente la nostra” precisa la Volach. Non mi pare un esempio azzeccato: sarò meno colto della Silverman ma nessuno può dirmi quanto pensare o esprimermi su una questione che nemmeno un ebrea colta riesce a capire. Non posso accontentarmi di sentirmi dire “nemmeno io capisco ma ho ragione su tutto perché sono ebrea”. E se tanto mi da tanto in un quadro incomprensibile agli stessi ebrei è complicato accettare la morte di civili palestinesi inermi senza dire “mi spiace per loro come per gli israeliani “. Ma se quest’ovvietà alimenta il settarismo e la vita, come scrive la Volach, “è qualcosa che vivi non di cui leggi”, evidentemente non può bastare leggere cosa pensa un israeliano sul conflitto perché è solo lettura. Né un israeliano dovrebbe esprimersi su altri perché non potrebbe capirne le ragioni, eppure la Volach non si risparmia.
La verità è che certe posizioni intransigenti, a tal punto da sentirsi discriminati se non si trova conforto nelle proprie filosofie, non hanno molto di SX ma più col barricarsi dietro limiti ideologici e condizionamenti culturali.
Perciò è vero che forse la SX nazionalista alla Volach non ha molto di quella internazionale perché si identifica nella sua esteriorità sciccosa ma è infarcita di paradossale nazionalismo.
Di certo la mia SX non è quella della Volach.