DI GIANFRANCO ISETTA
Mi è stato chiesto un parere sulla situazione israelo-palestinese.
Naturalmente non pretendo di avere risposte esaustive, però qualche idea me la sono fatta e la propongo qui, scontando il fatto che la brevità potrà produrre semplificazioni che non vorrei.
Bene saltiamo la tragica diatriba, di cui tutti parlano ovviamente, e che sta producendo migliaia di morti israeliani e palestinesi
Io credo che occorra, superando la logica delle tifoserie, avere una visione per il futuro con l’aiuto di tutta la comunità internazionale occidentale e non.
Ciò richiede da parte di tutti alcune rinunce,
– da parte occidentale la pretesa di una superiorità di civiltà e di condizionare ogni soluzione, visto che ci sono anche altre aree del mondo con altri valori e altri pesi nello scacchiere internazionale,
– da parte del mondo arabo la pretesa che sia la religione a governare il mondo e che le loro aspirazioni siano definitive e senza possibilità di confronto.
Questo mondo sta cambiando per tutti e richiederà per tutti cambiamenti.
Allora nello specifico la mia idea è quella di due stati confederali laici con Gerusalemme capitale comune, con sede dei due governi
in quell’area del mondo dove da secoli convivono e vorrebbero convivere ebrei, cristiani e arabi.
Naturalmente tutte le grandi potenze economiche e militari dovrebbero favorire questo processo, isolando fanatismo religioso e idee di suprematismo sugli altri.
Nessuno è privo di responsabilità di fronte alla storia, lo stesso occidente è stato figlio di una politica di potenza e supremazia verso le minoranze.
È una idea utopistica di fronte alla tragica realtà in quell’area del mondo e non solo?
Forse, ma senza una visione che guardi a un futuro positivo e di pace, non potremo renderlo possibile.
Io non conosco nessuna preghiera più bella di quella con cui si concludevano gli antichi spettacoli dell’India:
“Possano tutti gli esseri viventi restare liberi dal dolore”.
Arthur Schopenhauer