DI CLAUDIA SABA
La morte di Maria Sestina fu femminicidio: la Cassazione conferma la condanna per Landolfi
“Maria Sestina Arcuri è stata uccisa dal fidanzato Andrea Landolfi”. Lo ha stabilito in via definitiva la Corte di Cassazione che ha confermato la condanna a 22 anni di carcere pronunciata in secondo grado. La sentenza era stata impugnata dai legali di Landolfi, ma i giudici della Suprema Corte hanno respinto il ricorso.
La vicenda risale alla notte tra il 3 e il 4 febbraio 2019, a Ronciglione, in provincia di Viterbo. Maria Sestina, 26 anni, precipita dalle scale della casa della nonna del fidanzato, mentre si trova in compagnia di lui. Due giorni dopo muore all’ospedale Belcolle del capoluogo della Tuscia. Secondo l’accusa sarebbe stato proprio Landolfi a spingerla nel corso di un litigio, forse nato dal fatto che lei voleva troncare la loro relazione.
In primo grado l’uomo viene assolto ma la Corte d’Appello di Roma ribalta la sentenza e Landolfi viene condannato a 22 anni. Per i giudici di secondo grado l’ipotesi della caduta accidentale era impossibile: l’uomo avrebbe gettato la fidanzata dalle scale, facendola precipitare dall’alto, e lo avrebbe fatto con un chiaro “intento letale” senza poi far nulla per soccorrerla e per provare a salvarle la vita.
La procura generale della Corte di Cassazione, nel corso dell’udienza svolta nell’aula prima penale, aveva chiesto il rigetto del ricorso avanzato dalla difesa di Landolfi. Dopo circa tre ore e mezza di camera di consiglio, i giudici hanno accolto la richiesta e reso definitiva la condanna.
“Ora per Landolfi si aprono le porte del carcere”.