DI ANTONELLO TOMANELLI
Natale è passato anche per loro.
Lui a riflettere, dopo la tragedia della figlia e la beatificazione al programma di Fazio. Lei stordita, anche se 90 mila follower in meno rappresentano lo 0.3% del totale. E poi resta ultramilionaria. Ma che non potrà più fare la testimonial delle sue finte beneficenze, è una percezione netta, con tutti i marchi che prendono le distanze. La Ferragni non è più una garanzia di vendita, ma una presenza a dir poco imbarazzante.
Ma Chiara ne sa una più del diavolo. Troverà altro che le porterà cifre da capogiro. Non cadrà mai, perché la sua Propaganda funziona. E quando la Propaganda funziona, allora significa che sono saltate le regole della logica.
Beccata dall’Antitrust, ha dato vita ad uno spettacolo che ha fatto lievitare le vendite dei panni sporchi che indossava. Non potendo dire di aver truffato un milione e più con i panettoni, lo ha chiamato «errore di comunicazione».
Ha detto di voler donare un milione di Euro all’ospedale Regina Margherita di Torino, che già aveva ricevuto una donazione dalla Balocco, non da lei, come aveva fatto credere. Un restyling della propria coscienza. Chiara è scaltra. Sa bene che basta chiedere scusa ai propri fan e restituire anche meno di quanto incassato, peraltro con tempismo strepitoso, per riuscire a farla più o meno franca. Almeno da quel lato.
Ma ha chiesto scusa, ha ammesso l’errore di comunicazione e vuole restituire il maltolto. Guai a chi la tocca. Un po’ come se invitaste a cena a casa vostra un simpaticone appena conosciuto, che vi narcotizza e vi porta via tutto. Ma identificato dalla polizia, torna da voi con la voce rotta dal pentimento, restituisce la refurtiva e diventa il vostro idolo.
Non meno illogicamente ha agito la propaganda per Gino Cecchettin, dove hanno cercato davvero di farcela credere grossa, candidandolo alla guida del movimento contro il patriarcato. Già un uomo che si propone di capitanare un movimento femminista andrebbe guardato quanto meno con ironia. Soprattutto dopo la scoperta di quei messaggi su Twitter, che hanno svelato un buon attore.
Ma molti lo considerano pentito. Quella tragedia lo ha cambiato. Non è più quello dei messaggi machisti che lascerebbero perplessa una ninfomane. Ma la ragione per cui il Gino di Fazio avrebbe scalzato il Gino di Twitter, nessuno sa spiegarla.
A ben vedere, la levata di scudi per Gino è ancora più inquietante di quella per la Ferragni. In fin dei conti, per buona parte delle donne, e nemmeno a torto, Chiara Ferragni rappresenta la nemesi del patriarcato, ossia una donna che scala le vette e soprattutto da sola. Non contano i sospetti che abbia costruito il suo impero in modi non del tutto ortodossi, comunque spazzati via da un furbissimo video riparatore.
La Ferragni è e deve essere migliore di tantissimi uomini, come dimostra la scelta di sposarsi uno come Fedez.
Del tutto incomprensibile, invece, la strenua difesa di Gino. Ha trasformato i funerali della figlia in una finale di Champions. Vuole assurgere a modello per la lotta contro il patriarcato, lui che aveva capito ben poco della situazione in cui versava la figlia, mentre si scopre che fino a poco tempo prima il suo dopolavoro era scrivere maialate su Twitter. Una evidente contraddizione, no?
E invece no, perché lui dopo la tragedia della figlia è cambiato, non è più il Gino di Twitter. Ma come fanno a dirlo? Perché il dolore per la perdita della figlia lo ha cambiato, punto. Stop alle ciance e via alla beatificazione. Dove la logica cessa, la Propaganda dilaga.