DI ENNIO REMONDINO
Dalla redazione di REMOCONTRO –
L’Unione Europea verso il Mar Rosso: «Operazione Aspis», ‘scudo’ in greco, con navi militari a pattugliare l’imboccatura tra il Golfo di Aden e lo Stretto di Bab el Mandeb per proteggere i mercantili da missili e droni lanciati dallo Yemen del governo Houthi che, sulla scia della tragedia Gaza, colpiscono il traffico di Israele. Ora, dopo gli attacchi anglo americani agli Houthi, i bersagli si sono moltiplicati, bloccando quasi l’uso del Canale di Suez.
“Missione approvata”, ma non ancora operativa
Proposta di una missione navale Ue che l’Italia ha presentato insieme a Francia e Germania. Buoni propositi, ma ancora nessuna decisione operativa, ammette il quasi ministro esteri Ue Borrel. Ora, ‘comitati tecnici a studiare’ con la possibilità, la speranza, che la crisi finisca prima.
Se mai sarà, solo Difesa
«Aspis non prevede attacchi in territorio yemenita però ci sarà una protezione militare molto forte, con tutti gli strumenti necessari per abbattere missili e droni e anche per colpire via mare coloro che attaccano», recitano i ministri, che subito mettono la mani avanti, «per il momento senza partecipazione ad attacchi in territorio yemenita, perché in quel caso servirebbero i voti dei Parlamenti».
Non contro lo Yemen, non contro l’Iran: prudenze e confusione
Missione e divenire e mille altre prudenze. «Non assolutamente contro l’Iran», insistendo sull’equivoco formale tra Houthi e Yemen. Marina militare italiana una e trina. Una nave per la nuova missione Mar Rosso se e quando sarà. Tenendo conto che due fregate, una italiana (Martinengo) e una francese (Languedoc), sono già operative nell’area sotto comando nazionale.
Pasticcio di missioni
La ‘Martinengo’ dall’8 febbraio sarà l’ammiraglia dell’Operazione europea Atalanta, da anni nel Golfo di Aden e nell’Oceano Indiano contro la pirateria somala. Poi, ‘Agenor’ nello Stretto di Hormuz, operazione multinazionale dal gennaio 2020 sempre per la libertà di navigazione. Agenor, non è una operazione Ue ma è nata a Parigi che ne mantiene la guida, e a cui ha aderito anche l’Italia con diverse navi negli ultimi anni.
Mentre gli “anglo-autralian-americani”
“Tutto contemporaneo all’Operation Sentinel, composta da navi USA, britanniche e australiane a guida statunitense, con fini analoghi ma attiva su un’area più vasta e più decisamente incentrata sul contrasto in mare all’Iran e ai suoi interessi, e sostegno degli Interessi politici ‘anglo-autralian-americani’”.
Chi comanda cosa?
Nel dettagliato documento di Analisi Difesa, si discute molto di chi farà cosa, e su chi alla fine comanda sulla basa di cosa offre. Il supporto logistico e aereo alla flotta Ue verrà garantito dalle installazioni militari francesi nella vicinissima Gibuti. Mentre per ora la forza navale di Aspis, quando e se, avrà solo navi francesi, italiane e tedesche, a leadership francese.
Diritto un po’ storto
Houthi ancora ‘miliziani e pirati’? Gli Houthi, versione politica occidentale, non rappresenterebbero lo Yemen e non avrebbero diritto di vigilanza o blocco di navi anche se coinvolte in una guerra. Ovviamente, sul tema, disaccordo radicale con più della metà del resto del mondo, mentre le Forze armate statunitensi hanno iniziato a colpire obiettivi Houthi sul territorio dello Yemen dall’11 gennaio scorso.
Rischio di una nuova vera guerra
«Ciò che abbiamo fatto è stato inviare il messaggio che continueremo a indebolire la loro capacità di effettuare questi attacchi», ha detto il ministro degli Esteri britannico David Cameron alla BBC. ‘Messaggio’ agli Houthi per ottenere cosa? Le incursioni militarmente inefficaci, hanno ottenuto un’escalation e navi mercantili britanniche e statunitensi nuovi bersagli. Ma peggio di Cameron non tranquillizza Biden, con le rivelazioni del Washington Post su una campagna militare prolungata contro gli Houthi.
A rischio la fragile pace nello Yemen
E non tranquillizza la notizia che l’Amministrazione Biden «stia definendo i piani per una campagna militare prolungata contro gli Houthi, secondo quanto scrive il Washington Post». Che segnala alla Casa Bianca il timore che un’operazione a tempo indefinito possa «far deragliare la fragile pace nello Yemen e ‘trascinare’ gli Stati Uniti in un altro conflitto imprevedibile».
Dai rischi politici ai conti economici
Incubo politico americano, sul come riuscire a perdere un’altra dispendiosissima guerra, memoria Afghanistan. La minaccia Houthi ha fatto crollare del 90% il traffico marittimo attraverso il Canale di Suez. E sulla rotta più battuta, da Shangai a Rotterdam, i costi di trasporto per ogni container sono saliti fra i 5 e i 6 mila dollari a causa del prolungamento della navigazione richiesto dalla circumnavigazione dell’Africa.
Valutazioni e conti ISPI
I costi di trasporto di un container da Shanghai a Genova sono più che quadruplicati nel giro di un mese e mezzo. A metà gennaio il traffico commerciale dallo stretto di Bab el-Mandeb si era ridotto di più della metà (–55%), riflettendosi sul traffico dal canale di Suez (–40%). Allo stato attuale, l’Egitto rischia di perdere 4 miliardi di dollari di entrate dal canale di Suez, che equivalgono all’1% del proprio PIL.
«E, anche se resta ancora una crisi regionale, ci sono segnali che la crisi stia avendo conseguenze anche su luoghi molto distanti del mondo», conclude lo studio ISPI.
Rischio Egitto e prezzi dell’energia
L’istituto Kiel ha quantificato come il commercio globale abbia registrato tra novembre e dicembre una battuta d’arresto dell’1,3% oltre all’aumento dei costi di spedizione. Danno maggiore per i Paesi europei, e tra loro quelli Mediterranei. Noi. Mentre gli economisti Simon MacAdam e Lily Millard, avvertono che «una marcata escalation del conflitto militare potrebbe far aumentare i prezzi dell’energia, che si ripercuoterebbero sui consumatori».
Qualcuno è mai andato a Sana’a a parlare con gli Houthi?
Domanda chiave di Analisi Difesa, con smentita preventiva del ‘non negoziato’ con una ‘milizia ribelle’. Affermare che gli Houthi non rappresentano lo Yamen è solo stupido. E come spesso accaduto, molti Stati ‘certificato con timbro’, le ‘milizie’ se le sono spesso create e poi combattute, a propria convenienza.
«Israele ha negoziato e negozia con Hamas e Hezbollah, Londra negoziò con l’IRA, gli Stati Uniti hanno negoziato e fatto accordi con i talebani e l’Arabia Saudita sta chiudendo un accordo di pace proprio con gli Houthi per far cessare il conflitto yemenita».
Annotazione finale con la virtù del dubbio
L’anno scorso, la Commissione Europea aveva nominato un inviato speciale per il Golfo Persico: Luigi Di Maio? Qualcuno ne ha notizia?
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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di
31 Gennaio 2024