DI GIOACCHINO MUSUMECI
La postura del governo di Netanyahu sembra strategicamente finalizzata a creare la tensione internazionale propagandata strumentalmente come antisemitismo.
Il governo israeliano, non ho problemi a scriverlo, è paradossalmente megafono orripilante dello slogan fascista “O con noi o contro di Noi” . Al minimo accenno di empatia verso la comunità civile palestinese segue l’ira dei vertici israeliani. Schifata qualunque forma di solidarietà verso il popolo palestinese, il governo Netanyahu alimenta una deriva ultranazionalista che sfocia sempre più in forme di intolleranza e fanatismo non troppo diversi da quelli prodotti da fondamentalisti islamici il cui obiettivo è la distruzione di Israele.
La risposta disordinata e indiscriminata del governo Netanyahu all’estremismo di Hamas è l’esempio accademico di ciò che non si deve fare per ottenere solidarietà dall’opinione pubblica internazionale. La crudeltà che caratterizza le reazioni all’attentato del 7 ottobre ad opera di Hamas è diventata metodo con cui Israele sfida apertamente le nazioni unite.
Il governo Israeliano opera rappresaglie, definite impropriamente “reazioni dure”, nei confronti dei relatori speciali dell’ONU, accusati anch’essi strumentalmente di antisemitismo. Essenzialmente non è sufficiente per il governo israeliano condannare i terroristi di Hamas. Per non subire ritorsioni o serpeggianti prevaricazioni e intromissioni “diplomatiche” da parte di Israele, oggi si deve sposare l’idea che i palestinesi tutti siano bersagli da abbattere oltre avallare occupazioni illegittime di territori palestinesi da parte dei coloni sostenuti dall’esercito israeliano.
Nel clima di censura che caratterizza l’analisi dello scenario di guerra, non è concesso evocare responsabilità israeliane, anzi bisogna fingere o più vergognosamente supportare la politica di occupazione dei territori palestinesi e divulgare l’idea che tutto sommato sia cosa buona e giusta. Sollevare obiezioni a questa composizione di orrori quotidiani comporta l’accusa infamante di antisemitismo.
Questa è infatti l’accusa rivolta alla relatrice ONU Francesca Albanese dal ministro degli Esteri Israel Katz e il ministro dell’Interno Moshe Arbel in una nota congiunta. “Se l’Onu vuole tornare ad essere un organismo rilevante, i suoi leader devono sconfessare pubblicamente le parole antisemite della relatrice speciale e licenziarla in modo permanente. Impedirle di entrare in Israele potrebbe ricordarle il vero motivo per cui Hamas ha massacrato bambini, donne e adulti”
Albanese è la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, il cui compito è quello di valutare la situazione dei diritti umani della popolazione palestinese e riferirla annualmente al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dando anche delle raccomandazioni su come migliorarla. Evidentemente il governo di Israele non desidera essere monitorato se non da chi sposa metodi oppressivi forse estranei perfino agli stessi israeliani, e ciò non depone certo a favore di Netanyahu.
Pertanto ritengo sia più che mai doveroso sottolineare che se Israele vuole riacquistare la credibilità perduta imponendo il regime di apartheid ai palestinesi, deve smettere di bloccare i relatori ONU come fa invece da circa 17 anni sollevando continuamente lo scudo dell’antisemitismo. Bisognerebbe dire una volta per tutte che l’antisemitismo è vergognoso e oltraggioso non solo per gli Ebrei ma per tutta la società civile, tuttavia lo è altrettanto vendicarsi per l’attentato perpetrato il 7 ottobre contro Israele con una rappresaglia militare che ha provocato fin ora 28mila morti.
Non poterlo dire, oltre essere surreale SURREALE costituisce un precedente gravissimo di limitazione alla libertà d’opinione già troppo minata nella narrazione della guerra in Ucraina.
Israele può contare su un organizzazione militare supportata da ideologia e tattiche fanatiche ma propagandate come modello militare etico; almeno è quello che si raccontano e mi hanno raccontato utenti “ebrei” italiani. Inutile sottolineare che vantare 28mila morti palestinesi tra cui migliaia di bambini a cui pochissimi dedicano attenzione, di etico non ha proprio UN CACCHIO DI NULLA.