DI GIANCARLO SELMI
La strage di Firenze è solo cronaca di una tragedia annunciata.
Che, purtroppo si ripeterà. Tragedia che ha padri e madri. Responsabilità precise della politica. Soprattutto di quella politica che voleva “più competitività” per le imprese. E con Berlusconi prima e Renzi poi, la ottenne. A scapito di salari, sicurezza, certezza del posto di lavoro e condizioni dello stesso. La tanto inseguita “competitività” ha prodotto guasti irreparabili senza, peraltro, essere raggiunta.
Gli investimenti sono calati progressivamente, le imprese italiane sono le più antiquate d’Europa, ultime negli indici riguardanti le prime economie. Poche modernizzazioni. I posti di lavoro dignitosi e a tempo indeterminato scompaiono, sostituiti da forme di sfruttamento degne della pre-civiltà industriale. La povertà e il lavoro coesistono nella stessa frase, mentre i “prenditori” stappano champagne a tavola, anche quando mangiano le rape.
Insomma, loro si arricchiscono sempre più, mentre i dipendenti muoiono di fame, quando non muoiono in un cantiere. Era esattamente questo il progetto renziano a monte del Job’s Act. La storia continua con le “famiglie” che ci governano attualmente (con tutte le accezioni che possano essere attribuite al termine “famiglie”). D’altra parte Meloni lo disse quando si insediò, nel primo discorso al parlamento. “Sono finiti i legacci. Siamo il governo del fare e lasceremo fare”. I risultati “del fare” sono i 66 subappalti nel cantiere Esselunga di Firenze. Diventeranno migliaia con le opere del PNRR e, se dovessero partire i lavori, del ponte sullo stretto.
Autostrade comodissime per le mafie. Tutte. Ma anche per chi vuole fare soldi senza gestire manodopera, materiali, macchine, insomma opere senza operatore. Il subappalto libero consente a tutti, a cascata, di guadagnare il 20 o 30% (a volte di più) senza muovere un dito. Una vera e propria rendita di posizione. Questo governo ha rimosso il limite di un subappalto e questo produrrà disastri.
Il vero esecutore, l’ultimo della catena alimentare, eseguirà l’opera a un prezzo bassissimo e per poterla eseguire sarà costretto a risparmiare. Su cosa? E’ perfino ovvio: su manodopera, sicurezza, qualità dei materiali, qualità delle maestranze qualificate. Lavoro povero, morti, ponti o edifici che crollano e crolleranno, sono e saranno il risultato tangibile di quanto sopra esposto. Che accadrà.
Il metodo Esselunga è stato collaudato nel tempo e rientra nello schema tracciato sopra. Merita un post a parte. L’azienda affidataria dei lavori è di proprietà degli stessi proprietari di Esselunga. Curioso vero? Niente di sospetto il fatto che appaltante e appaltatore siano due aziende di proprietà delle stesse persone? E nulla da dire sulla circostanza che l’appaltatore non esegua neppure un euro di opere e che le dia tutte, ribadisco tutte, in sub-appalto? Peraltro lo schema è oggetto di indagine per evasione e “giochetti” sull’IVA. Curioso che Esselunga abbia finanziato Toti in Liguria e la Lega nel lodigiano. Curioso che subito dopo abbia costruito due centri commerciali in Liguria e nel Lodigiano. Curioso, inoltre, che il presidente dell’azienda appaltatrice sia Angelino Alfano. Sì, sempre lui. Presidente di tutto. Uomo ovunque. Lo proporrei come amministratore del mio condominio, se abitassi in un condominio.
Meditate gente, meditate. E votate meglio. O votate. Altro che pesche mandate dalla mamma. Chissà cosa penseranno adesso di quelle pesche, le vedove degli operai morti.