DI LEONARDO CECCHI
Durante la dittatura i fascisti gli devastarono più volte lo studio dove lavorava.
Un’altra volta lo picchiarono perché aveva una cravatta rossa, un’altra perché depose un mazzo di fiori sulla tomba di Matteotti.
Fu arrestato, poi costretto all’esilio a Nizza dove fece il muratore, il manovale, l’imbianchino e anche la comparsa cinematografica per sopravvivere.
Tornato in Italia venne di nuovo arrestato.
Da lì il carcere durato anni, a Pianosa, Savona, poi il confino a Ponza e Ventotene.
Mai una volta rinnegò le sue idee.
Infine, dopo la caduta del fascismo, la Resistenza, l’attività partigiana. Poi la politica nella Repubblica, nell’Italia liberata.
Se ne andava oggi Sandro Pertini.
Un uomo onesto, retto, che aveva vissuto sulla sua pelle privazioni e violenze di ogni genere, e che si è guadagnato la stima e l’affetto di tutto un popolo, entrando nella storia come il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani.
A lui, come ogni anno il ricordo di tutti noi.
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