DI MARINO BARTOLETTI
E’ sconvolgente la notizia della morte improvvisa di Ernesto Assante, non solo uno dei più grandi critici musicali che abbia mai conosciuto, ma anche un professionista e un uomo di un’onestà specchiata.
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Uno di quei colleghi che da soli bastano a rintuzzare certe accuse un po’ isteriche sulla stampa “incompetente” o peggio ancora “prezzolata” (accuse spesso frutto – quelle sì – di un’ignoranza sesquipedale).
Era saggio, gentile, competente, ironico, leggero: credo che nessun artista si sia mai sentito offeso da una sua recensione severa o comunque non clemente.
Ci eravamo scambiati le ultime opinioni più o meno allineate su Sanremo: le sue leggermente meno indulgenti delle mie, ma fondamentalmente positive. Lo prendevo sempre in giro per la sua “giovane età” (66 anni): lui per certe mie passioni per le classifiche dei Festival. La verità è che ne sapeva tanta: ma proprio tanta!
Diceva: “La vita è come la musica, ci sono alti e bassi, una melodia straordinaria che non finirà mai, anche quando non ci saremo più”.
Mannaggia a te, Ernesto! A chi darò il mio prossimo almanacco che ti avevo appena promesso?
Salutaci Lucio&Lucio, mi raccomando.
Penso a Gino. E piango per lui e con lui.