LA NARRAZIONE “TOSSICA” DEI MEDIA

DI CLAUDIA SABA

 

 
Tg 5, ore 13.30.
“Non si Sa cosa
avesse spinto la donna a separarsi.
Lui non l’aveva mai tradita.
Forse era solo finito l’amore.
E non si Sa cosa sia scattato nella testa di lui per arrivare ad ucciderla…”
Si parla dell’omicidio di Sara Burattin, accoltellata dal compagno.
E ancora al Tg5, così come tanti altri media, si ostinano a chiedersi il perché di un femminicidio tanto intriso di patriarcato.
Dal significato ben chiaro.
Proprietà, dominio e controllo totale fino alla violenza, che la donna non accetta più dall’uomo.
Ma quella parola, “patriarcato”, proprio non riescono e non vogliono pronunciare.
Una giornalista che insiste sui “perché”, fingendo di non conoscerli, e’ quanto di più ipocrita e sgradevole si possa ancora vedere.
Quasi a giustificare sempre il carnefice che in fondo “non l’aveva mai tradita” e quindi, perché lasciarlo?
Sottolineando che magari se lei non lo avesse lasciato, lui non l’avrebbe uccisa.
Della serie … è colpa sua.
Siamo all’inverosimile!
Passi avanti fatti con sacrificio e poi tornare di colpo indietro di una vita.
Questa è la cultura che va estirpata, che danneggia, che allunga il tempo della morte al femminile.
Si deve ricominciare tutto da capo, dalle parole giuste, dall’esposizione corretta dei fatti,
dalla verità.
Senza inficiare il significato ed il valore della libertà individuale.
Passare ad una nuova narrazione della realtà, lucida e scarna, nuda come ogni verità che non può essere più nascosta.
Sara aveva 41 anni, era pur ma di vita e aveva una figlia di 15, ora rimasta orfana.