DI MARIO PIAZZA
Io credo che Luciano Canfora, il professore di filologia querelato dalla Meloni per averla definita “neonazista nell’anima”, abbia torto.
Trattandosi di un filologo, uno che studia le parole, ha usato una definizione perfetta ma lo ha fatto per la ragione sbagliata perché schierarsi dalla parte dell’Ucraina non è affatto una condizione esaustiva per un giudizio del genere, perché se è vero che in Ucraina soffiano forti venti nazistoidi è altrettanto vero che possono esserci molte altre ragioni per sostenerla.
Dove l’ “anima neonazista” di Giorgia Meloni è evidente in tutto il suo perfido, cinico e spregevole contenuto è nelle leggi varate contro i migranti. Solo chi ha quel tipo di anima può pensare di contrastare l’immigrazione elevando al massimo le probabilità di sparire tra le onde del mare, cacciando in un lager chi riesce a sopravvivere e accanendosi con ogni espediente contro chi, nel rispetto delle leggi internazionali, tenta di prestare loro soccorso.
Come i nazisti la Meloni considera l’eliminazione fisica uno strumento legittimo per la sua politica e come i nazisti non fa alcuna distinzione tra uomini, donne, vecchi o bambini.
Certo non avrò l’onore toccato al professor Canfora di essere querelato dalla presidentessa del consiglio ma se dovesse accadere è con questo argomento che sosterrei in tribunale la legittimità della mia definizione.