LE UNIVERSITA’ AMERICANE CON LA PALESTINA E CONTRO I MASSACRI A GAZA

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Atenei Usa in rivolta. A 200 giorni dall’inizio della guerra, le contraddizioni della politica americana con Israele esplodono tutte in un colpo. Dozzine di nuovi arresti alla manifestazione pro Palestina di Brooklyn, mentre 3.000 ebrei (fra cui Nan Goldin e Naomi Klein) protestavano di fronte alla residenza di Chuck Schumer, presidente del Senato (la più alta carica istituzionale di un uomo politico ebreo), che in quel momento stava approvando altri miliardi di armi a Netanyahu.

“Give Peace a Chance”

‘Dare una possibilità alla pace’, la prima canzone, scritta dall’ex Beatle John Lennon, divenuta un inno del movimento pacifista americano. La protesta studentesca a sostegno dei palestinesi, nei campus universitari e nei college americani dilaga: il movimento contro la guerra di Gaza e a favore di un immediato cessate il fuoco è praticamente inarrestabile. Mentre scriviamo, almeno un altro centinaio di studenti è stato arrestato all’Università del Texas (Austin) e a quella della South California, di Los Angeles. Sempre tumultuosa anche la situazione alla Columbia di New York. Qui i manifestanti chiedono di troncare, immediatamente, tutti i legami e i programmi di ricerca comuni con Israele.

Il Vietnam di Biden?

Secondo molti osservatori, in quello che sta succedendo oggi, nei centri della cultura accademica statunitense più prestigiosi, sembra di cominciare a vedere una replica di ciò che fu la grande protesta di massa, contro la partecipazione al conflitto del Vietnam. E proprio come allora, gli studenti hanno montato le loro tende a Berkeley, California, vicino alla scalinata di Sproul Hall, luogo simbolo delle battaglie pacifiste di mezzo secolo fa. Crescita esponenziale delle proteste anche in decine di altri atenei. L’ultima, la più clamorosa in ordine di tempo, è stata proprio quella della Columbia University di New York, dove sono stati operati oltre 100 arresti.

Scranton, Pennsylvania

Il Wall Street Journal, in un lungo report, ha ricordato che le proteste del mondo studentesco hanno la caratteristica di ‘contagiare’ altri settori della società civile. Così, il giornale ha citato i fatti di Scranton, in Pennsylvania, con le dimostrazioni verificatesi durante una visita del Presidente Biden. Come, sempre il WSJ, ha ricordato i 28 licenziamenti decisi da Google, per punire i dipendenti che avevano criticato la chiusura di un contratto di collaborazione con Israele. «Gli eventi avvenuti in tre diverse città – scrive il WSJ – sono stati l’ennesimo segnale del fatto che i feroci dibattiti sulla guerra tra Israele e Hamas che stanno travolgendo i campus universitari, le imprese statunitensi e le elezioni del 2024 sono destinati a durare. La rapida svolta di Washington negli ultimi giorni, verso un maggiore sostegno finanziario e militare a Israele, non ha fatto altro che incoraggiare i gruppi filo-palestinesi a scendere in piazza, per difendere un cessate il fuoco permanente e chiedere la sospensione degli aiuti americani a Israele».

“Secondo Ashish Prashar, un attivista palestinese che in passato è stato anche consigliere dell’ex premier britannico Tony Blair, la strategia del movimento di protesta non è tanto ‘chiedere’ ai politici, ma piuttosto ‘fare pressioni su di loro’.”

Convenzione democratica di Chicago

Nel mirino dei gruppi studenteschi potrebbe esserci, ad esempio, la Convenzione nazionale democratica di Chicago, il prossimo agosto. In quell’occasione sarà formalizzata la nomina di Biden a ‘front runner’ per la Casa Bianca. Sarebbe un’opportunità irripetibile per quei manifestanti che volessero creare un po’ di «audience». O utilizzare la convention come arma politica. Intanto, sono già state fatte le prove generali, con una prima manifestazione di protesta che ha bloccato l’aeroporto internazionale O’Hare di Chicago. Non solo. Gli organizzatori dei ‘rally’ contro la guerra di Gaza, ne annunciano proprio uno, colossale, a Chicago, in concomitanza con l’appuntamento del Partito Democratico. Sarà una «marcia epica» e senza precedenti dicono, la più grande protesta filo-palestinese in America di tutti i tempi. E non sarebbe, di sicuro, un piacevole spot pubblicitario per la campagna elettorale di Joe Biden a due mesi dalle elezioni.

Israele e l’autodifesa che diventa rappresaglia

La reazione studentesca negli Stati Uniti ha seguito, in modo direttamente proporzionale, la crescita delle vittime civili nella Striscia di Gaza. Nella percezione comune, probabilmente, il diritto all’autodifesa di Israele è stato abusato. Così quella che doveva essere un’operazione di ‘sicurezza nazionale’, per molti è diventata una pura e semplice sanguinosa rappresaglia. Condotta con armi e munizioni Made in Usa. E di questo non solo i giovani americani, ma anche mezzo Partito Democratico accusa Joe Biden. Un sondaggio del Wall Street Journal, condotto a febbraio, ha rilevato che «il 60% degli elettori disapprova la gestione della guerra da parte di Biden». In aumento di 8 punti rispetto dicembre.

«Il Presidente – scrive il WSJ – ha dovuto affrontare una crescente reazione negativa al suo sostegno incondizionato a Israele da parte dei collegi elettorali democratici. Tra cui elettori mussulmani e arabo-americani, giovani ed elettori neri, che affermano che Biden non è riuscito ad affrontare in modo adeguato la catastrofe umanitaria di Gaza».

 

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AVEVAMO DETTO

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

25 Aprile 2024