DA REDAZIONE
Stefano Rizzuti dalla redazione del giornale LA NOTIZIA –
Da 14 mesi la produzione industriale continua, costantemente, a scendere: pesa anche il caro-prezzi e l’immobilismo del governo.
Quattordici mesi consecutivi di flessione. Il tracollo della produzione industriale in Italia va quasi di pari passo con l’insediamento del governo Meloni, avvenuto ormai un anno e mezzo fa. A marzo del 2024 l’indice destagionalizzato della produzione industriale scende dello 0,5% rispetto a febbraio e la media del primo trimestre, segnala l’Istat, fa registrare un calo del livello di produzione dell’1,3% rispetto ai tre mesi precedenti.
Su base annua, al netto degli effetti di calendario, a marzo l’indice complessivo fa segnare una flessione del 3,5%. Per quanto riguarda il mese di marzo, la crescita mensile si ha solamente nell’industria energetica, mentre su base annua l’indice complessivo prosegue nella sua flessione da 14 mesi consecutivi.
IL TRACOLLO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE
Il calo interessa tutti i principali raggruppamenti di industrie. Per quanto riguarda l’indice destagionalizzato mensile, si ha una crescita su base congiunturale solamente per l’energia, mentre il valore scende per i beni intermedi (-0,1%), per i beni di consumo (-0,6%), per i beni strumentali (-3,8%). Su base annua, invece, il calo riguarda tutti i comparti: energia (-0,1%), beni intermedi (-1,8%), beni di consumo (-4,6%), beni strumentali (-5,7%).
Andando poi a guardare i singoli settori di attività economica, le flessioni più ampie si registrano per le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-9,3%), per la fabbricazione di mezzi di trasporto (-8,8%) e per la fabbricazione di macchinari (-5,9%).
UNA CAPORETTO
Il calo della produzione industriale rappresenta, secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, una “Caporetto: peggio di così non si può”. La flessione prosegue da 14 mesi e peraltro “il pessimo trend riguarda anche i beni di consumo totali, durevoli e non durevoli, che precipitano anche essi da febbraio 2023. Insomma, dati allarmanti e preoccupanti”. Facendo un confronto con gennaio del 2023, prima che iniziasse la discesa ininterrotta, il dato “è inferiore del 4,1%” e per “i beni di consumi il gap sale al 7%”. Un vero e proprio “burrone” ed è “evidente che se non si rilanciano i consumi delle famiglie la produzione industriale non può che andare male”.
Parla di un “nuovo tonfo per l’industria italiana” il Codacons, sottolineando che “il vero allarme riguarda i beni di consumo che scendono su base mensile del -0,6% e crollano del -4,6% su anno”. Per l’associazione “sull’industria italiana si fa ancora sentire l’onda lunga del caro-prezzi che ha imperversato negli ultimi due anni, e che ha avuto effetti negativi diretti sulla spesa e sui consumi delle famiglie”. Motivo per cui viene chiesto al governo un intervento “più efficace sui prezzi, perché solo calmierando i listini sarà possibile tutelare la capacità di acquisto delle famiglie”.
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