NON E’ FLESSIBILITA’. E’ PRECARIATO

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Riccardo Cucchi dalla redazione du ARTICOLO VENTUNO

Ho firmato il referendum per l’abolizione del Jobs Act perché la sua istituzione è stata una vera sciagura per il mondo del lavoro. E’ stata, in una parola, l’istituzionalizzazione del precariato. Precariato come unica forma di lavoro possibile. Perché questo è la “flessibilità” decantata in nome del mercato: precariato. Libertà di licenziare, per essere ancora più chiari, senza giusta causa e con un semplice risarcimento economico. In barba ad ogni diritto dei lavoratori. Il Jobs Act ha creato un quadro normativo che ha concesso mano libera alle imprese. Qualcuno ne elogia gli effetti proclamando che la legge ha liberato le aziende dalla “paura di assumere”.

Più che dalla paura di assumere le aziende sono state liberate dall’obbligo di considerare i lavoratori soggetti con il diritto ad un lavoro garantito, trasformandoli in pura merce legata solo alle regole del mercato. E all’arbitrio di chi gestisce le imprese.

Per responsabilità al Jobs Act passano in secondo piano le tutele normative ed economiche che devono accompagnare la vita delle persone. I lavoratori, gli operai, hanno diritto ad uno stipendio per progettare le loro esistenze. E quelle delle loro famiglie. Senza garanzie per il futuro, non c’è futuro. E nemmeno dignità. E nemmeno libertà.

Chi promuove campagne a favore della natalità dovrebbe interrogarsi su cosa significa non riuscire a programmare il proprio futuro economico, non essere in grado di accedere ad un prestito senza la garanzia di un lavoro sicuro ed equamente retribuito.

Negli anni venti del 2000 ci troviamo di fronte al più grande tentativo di abbattere i diritti dei lavoratori. A partire dal Job Acts, passando per le retribuzioni da fame, al perentorio “no” ad ogni norma sul salario minimo, per arrivare alle carenze sulla sicurezza che mietono vittime innocenti ogni giorno.

Il principio costituzionale della Repubblica fondata sul lavoro è stato minato alle fondamenta da passaggi legislativi e politiche economiche che hanno reso il lavoro marginale, precario, insicuro, mortale.

In ossequio ad una sola legge: quella di un neo liberismo esasperato, forma più estrema del capitalismo moderno, che mira ad una società senza tutele. Una società sempre più simile ad una jungla nella quale la lotta per la sopravvivenza si decide in base ad una distribuzione della ricchezza che è concentrata nelle mani di pochi a danno di tutti gli altri. Poco lavoro, precario, mal retribuito e attacco alla sanità pubblica disegnano un quadro devastante per i diritti dei cittadini. Al quale nessuno deve però arrendersi.

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Riccardo Cucchi, dalla redazione di

8/11 Maggio 2024