DI GIOACCHINO MUSUMECI
“Conte è un tecnico. Bisogna avere il coraggio di dire che è una brava persona, ma i tecnici non hanno capacità di emozionare”.
Parole dell’ex ministro Danilo Toninelli, il quale osserva ancora che “manca Beppe Grillo. Lui faceva sognare, entusiasmava le persone che, emozionandosi o incazzandosi, partecipavano e partecipando andavano a votare”. “Conte ha avuto quello che si merita” commentano altri.
Finalmente mi libererò di qualche sassolino nella scarpa, è facile additare ora chi salvò il Movimento dalla scomparsa post crisi renziana.
L’opinione di Toninelli è troppo semplice, intrisa di nostalgia del passato e dominata dal dogma più affascinante e fallimentare del Movimento: “il creatore non si tocca.” Un trascinatore di folle affiancato a Conte potrebbe fare comodo ma non Beppe Grillo, bisognerebbe avere il coraggio di dire che è scaduto come la sua regola stupida del secondo mandato.
L’ex ministro evoca ancora il Movimento del 34% di preferenze “disordinate” e l’inganno che quel disordine, rappresentato anche da parlamentari che lo impersonarono con abbandoni, defezioni e tante delusioni e rabbia per gli elettori, non avrebbe esso stesso causato l’erosione e la delegittimazione del Movimento presto ripudiato per la Lega di Salvini.
Beppe Grillo creò consenso volatile, ma pensava che la sua potenza narrativa avesse cristallizzato il “suo elettorato”. Non solo, fu lungimirante quanto basta per non individuare i cancri nel suo organismo “biodegradabile”, e incrinò l’elettorato del Movimento, la cui storia senza gli ennesimi compromessi nel tritacarne Draghi, avrebbe preso tutta un’altra piega. Ma Toninelli fu tra gli ingenui che non intravvide la trappola; abbacinato dall’illusione grillesca che il partito di maggioranza relativa non sarebbe stato fagocitato, masticato e poi espulso come un rifiuto – inutile uscire in ritardo e a frittata fatta ma sempre meglio che restare – non sospettava quanto fosse fallace la promessa del suo mentore trascinatore di folle. Il Movimento visse per un po’ di luce riflessa da Conte il cui appeal era altissimo dopo la manovra di Renzi ma poi occorreva un leader e Conte commise un errore.
L’eccessiva onestà intellettuale a discapito della scaltrezza necessaria tra coccodrilli presenti anche nelle stanze della propria casa giocò un ruolo fondamentale: Conte ereditò un Movimento politicamente lesionato dalle trame dell’ icona grillesca Di Maio, e accettò la leadership pentastellata senza porre la condizione essenziale per l’evoluzione in termini di bacino elettorale: la regola del secondo mandato andava abbattuta, è letteralmente mortale e pesa ad ogni tornata elettorale, lo capirebbe anche un bambino.
A parte l’assenza sui territori il Movimento compete azzoppato, lo scrissi quando si decise che la regola del secondo mandato fosse inderogabile. L’eterna caccia allo sconosciuto avvantaggia enormemente gli avversari del Movimento. E non c’è leader che tenga se lo scenario si evolve ma le regole sbagliate non vengono rimosse caro Toninelli.
Oggi non serve evocare l’astensionismo perché nello stesso ambito il Pd è cresciuto enormemente. Attualmente nel Movimento, a causa di un dogma ottuso e antipolitico, non esiste elemento attrattore oltre lo stesso Conte e pochi altri casi. Se Conte si fosse candidato il Movimento avrebbe guadagnato sicuramente 3/4 punti percentuali ma il punto focale non è questo: La Todde in Sardegna ha funzionato perché conosciuta e capace, se i sardi volessero eleggerla ad interim, dovrebbe lasciare il Movimento oppure affidare l’Isola a qualcuno che l’elettorato ignora. E’ una cosa troppo stupida. Figure capaci di attrarre consenso oggi non esistono per la pia illusione che l’elettore si affiderà a chi non conosce, che equivale a non aver capito nulla degli italiani o pretendere di snaturarli per mantenere intatte le regole pentastellate, altra idiozia. Ai tempi di Grillo era tutto diverso, emerse dal mare della decadenza una sorta di Israele politico rappresentato da un “dio”, Beppe grillo, il quale promise troppo facilmente al suo popolo di elettori perfetti una rivoluzione ideologica, l’Italia depurata dal peccato, l’Italia promessa. Chiunque altro, forze politiche ed elettori avversi si combattevano coi “vaffanculo”. Ma le cose erano molto più complicate di così, perciò i giudizi facili su Conte mi fanno sorridere perché la sintesi plateale del voto è: Beppe grillo, il Movimento degli sconosciuti e “la sindrome dell’ Israele politico italiano” molto avversato o per lo più ignorato. Non so se Conte si dimetterà ma con certe regole non avrebbe potuto fare meglio di così, sbagliato averle accettate.
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Gioacchino Musumeci