DI CLAUDIO KHALED SER
L’elezione diretta, da parte del popolo, del “duce”, non é un atto di alta democrazia come viene spacciato dai repubblichini di Salò.
E’ conferire ad una persona poteri non previsti dalla Costituzione perché il rischio di accentrare nelle mani di un uomo, tali poteri, é alto e può pregiudicare la tenuta democratica dello Stato.
Non mi tranquillizza l’iter di questa “oscena” riforma costituzionale che prevede un referendum e quindi l’avvallo del popolo.
Di questo popolo egoista, credulone e politicamente ignorante, non mi fido.
Troppe volte lo abbiamo visto convergere su posizioni indecenti, ignaro di martellarsi le palle e rinunciare “de facto” ad opporsi ad una sempre più crescente limitazione delle proprie libertà individuali.
Il duce, novello condottiero delle italiche masse, ha qualcosa di sinistramente messianico, quasi fosse unto dal signore per ricoprire tale ruolo.
Ed il popolo s’inginocchia velocemente davanti all’onnipotenza, ne subisce il fascino ed il ricatto.
Inutile nascondere la verità, siamo bruchi in attesa di diventare farfalle.
La strada della Democrazia é lunga, faticosa, piena di ostacoli.
Richiede fiducia e maturità, richiede rispetto, altruismo, capacità di ascoltare gli altri, non in conflitto ma nel comprendere posizioni diverse, sfumature che sono vitali per la democrazia stessa.
Tutto questo viene cancellato dall’immonda riforma che affida al “pensiero unico” le decisioni da prendere, forte di una pseudo investitura popolare che viene zittita da quel momento in poi.
Ma spiegare il rischio che si corre ad un popolo immaturo, ignorante, che neanche si regala 5 minuti per andare a votare (quando é chiamato a farlo) é un’impresa titanica.
Come spiegare alla gente che le statuine non piangono sangue.
Provateci.
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Claudio Khaled Ser