DI MARIO PIAZZA
Comprensibile che in una repubblica come la nostra nata dagli orrori del nazifascismo il concetto di “democrazia” abbia assunto una valenza quasi mistica, qualcosa in cui credere ciecamente come se fosse sangennaro protettore dei napoletani, inamovibili nella loro fede e fiducia in barba alle peggiori disgrazie che hanno afflitto la città partenopea attraverso i secoli.
Comprensibile dicevo, ma a mio modo di vedere davvero poco intelligente se in suo nome si consente a chiunque ne abbia la voglia o l’interesse di sabotare impunemente il vivere civile.
Ci sono stati momenti in cui la democrazia è stata messa da parte per interessi “superiori”, penso alle leggi speciali per combattere il terrorismo di sinistra mentre quello di destra prosperava grazie a inconfessabili complicità, penso al 41 bis che seppellisce i boss mafiosi in cubi di cemento mentre le loro attività proseguono indisturbate, penso alla macelleria messicana della Diaz.
Al contrario, la democrazia diventa uno scudo impenetrabile quando si tratta di consentire a pochi farabutti destrorsi di mettere in pericolo l’interesse collettivo. Penso a chi intende deliberatamente spaccare il Paese, a giornali come Libero, a gruppi politici come Forza Nuova, alla criminalità spicciola degli ultras del calcio e naturalmente penso all’ondata di negazionisti e riduzionisti della pandemia che ci ha messi in ginocchio, dai poveri idioti dei Navigli e di via Caracciolo fino agli scienziati come Bassetti e ai politici come Salvini.
Bene, io di questa democrazia non so che farmene. La democrazia in cui credo io è quella che sa difendersi non da immaginarie invasioni africane, non baciando i sederi americani degli assassini del Cermis e di Amanda Knox.
La mia democrazia sarebbe in grado di sbarazzarsi di chiunque si svegli ogni mattina con il preciso intento di farci diventare peggiori del giorno prima, e a guardarsi intorno ci sarebbe soltanto l’imbarazzo della scelta.