DI PIERLUIGI PENNATI
Rubo l’immagine e ne parlo, consapevole che facendolo comunque pubblicizzo il caso ed il giornale, ma spero negativamente.
Credo che vi siamo due possibilità: una che in questo giornale siano tutti limitati nella facoltà mentali ed un’altra che siamo molto furbi e sfruttino la limitatezza dei loro lettori, perchè altrimenti non si spiega.
Queelo direbbe “la seconda che hai detto”, ed Estiquaatsi?
Estiquaatsi ignora volontariamente la cosa e fa bene, perchè questi “signori” che di fronte ad un fatto storico, ovvero che una donna arrivi nella cabina di presidenza dello stato (forse) più potente del mondo, che farebbe passare in secondo piano qualsiasi cosa, qualsiasi difetto fisico o che altro, non meritano comenti, mentre il colore della sua pelle merita davvero attenzione, ma in un altro senso.
Se per questo giornalucolo, che non merita di essere finanziato con soldi dello stato e quindi anche miei, il colore della pelle è un problema, non solo non lo è per me, ma credo che se “la vice di Biden”, come la chiamano loro, ma che si chiama in realtà Kamala Harris, non è bianca sia semplicemente fantastico.
È roba da non credere, una vera rivoluzione, una cosa epocale, nello stato (forse) più conservatore, tradizionalista e puritano del mondo la vicepresidenza va ad una donna, che già è una minoranza, ad una negra, che è minoranza della minoranza, e persino ad una negra mulatta, che è il nulla di fronte all’arroganza dello status americano dei bianchi che si fanno chiamare “patrioti”, ovvero della popolazione che ha rubato con la forza la terra ai nativi, trucidandoli in massa e sostenendo di essere loro i “veri” americani.
Sospetto che Facebook mi bannerà per aver scritto la parola negro e per aver parlato male dei moderni occupanti il nord America, ma non posso farne a meno, auguro a Kamala, il cui nome significa “fior di loto”, Harris di essere non solo non più criticata per un dettaglio che la nobilita, ma di diventare persino la prossima presidente USA smettendo di essere solo “la vice di Biden”.
Non so se gli statunitensi se lo meritano, ma se lo merita il mondo.
p.s.: il modo migliore di parlare di Libero è non parlarne affatto.