I “protagonisti” di quel tragico 2 Agosto 1980

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Che fine hanno fatto i protagonisti della fascisteria nera accusata della strage che ha sfigurato Bologna nell’agosto dell’80?
Quel giorno, il 2 agosto alle 10.25, esplode alla stazione di Bologna un ordigno di quasi 25 chilogrammi occultato in una valigia. La deflagrazione avviene nella sala d’aspetto di seconda classe un sabato mattina mentre la stazione è affollata di turisti italiani e stranieri, lavoratori e persone comuni che semplicemente sono in attesa di un treno. È un massacro.
Giuseppe Valerio Fioravanti detto Giusva (1958) processato e riconosciuto colpevole di aver ammazzato 95 persone (85 a Bologna) viene condannato, complessivamente, a 8 ergastoli, 134 anni e 8 mesi di reclusione.
Non si è mai pentito dei reati commessi.
Nel luglio del 1999 (dopo 18 anni anziché 20) ottiene la semi-libertà e nel 2004 la liberazione condizionale.
Nell’aprile del 2009, dopo 26 anni di carcere, 5 di libertà vigilata e a 31 dall’arresto, è completamente libero dalla pena cumulativa come previsto dalla Legge Gozzini.
Francesca Mambro (1959) catturata a Roma il 5 marzo 1982 e processata, viene ritenuta colpevole dell’omicidio di 96 persone, (85 per la strage di Bologna) più una sarabanda di reati.
Condannata complessivamente a nove ergastoli, 84 anni e 8 mesi di reclusione, la sua pena si è estinta dal 2013, dopo essere stata messa in libertà condizionale nel 2008.
Non si è mai pentita dei reati commessi.
Luigi Ciavardini (1962) detto Gengis Khan è stato definitivamente ritenuto responsabile di essere l’esecutore materiale della strage di Bologna e per questo condannato a 30 anni di reclusione.
L’ex esponente dei Nar, 15 anni fa ha ottenuto la semilibertà.
Gilberto Cavallini, (1952) detto Gigi o il Negro è finito in manette il 12 settembre 1983 a Milano.
È attualmente detenuto a Terni, in regime di semilibertà provvisoria. Il primo verdetto di colpevolezza riguardante la strage di Bologna risale al 1994, quando la condanna a undici anni di carcere pronunciata in primo grado venne confermata in appello.
Nel 2017 è stato rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in strage e condannato, il 9 gennaio 2020, all’ergastolo.
È il nono della sua carriera criminale. Fu lui a ospitare Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini a Villorba di Treviso prima della strage.
Sempre lui, per l’accusa, si occupò dei documenti falsi e del trasporto a Bologna, fornendo un’auto.
È accusato, tra l’altro, dell’uccisione del sostituto procuratore Mario Amato assassinato a Roma il 23 giugno 1980.
Poi c’è il “quinto uomo” Paolo Bellini: soprannominato la primula nera, 71 anni, militare, esperto di esplosivi, killer (è lui l’assassino di Alceste Campanile nel 1975), invischiato anche nella alla trattativa Stato-mafia dopo le stragi del 1992.
Secondo la Procura generale, Bellini pianificò la strage con altre quattro persone ritenute le «menti», tutte decedute e per questo non processabili:
Licio Gelli, maestro venerabile della loggia massonica P2, e il suo sodale Umberto Ortolani ritenuti i mandanti-finanziatori.
L’ex capo dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato, come “mandante-organizzatore”. L’Alto funzionario della Stato democristiano che ha orchestrato in prima persona la Strategia della tensione.
Mario Tedeschi, direttore della rivista «Il Borghese» ed ex senatore del Movimento sociale italiano, considerato dagli inquirenti come “organizzatore” per aver coadiuvato D’Amato nella gestione mediatica della strage – preparatoria e successiva – nonché nell’attività di depistaggio delle indagini.
La strage di Bologna – stando agli atti processuali – non è solo il prodotto di un gruppetto di fascisti sociopatici, bensì è stata un’operazione studiata, organizzata e finanziata dalla P2, insieme a pezzi dello Stato.
Tutto questo in una logica di continuità con la Strategia della tensione inaugurata nel 1969 con la strage di piazza Fontana.
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Alfredo Facchini