Hamas: il giorno dopo Haniyeh

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Ogni uomo politico imprime la sua impronta quando é chiamato a guidare un partito o un movimento e, anche se si muove nel perimetro politico tracciato dai suoi predecessori, qualcosa di suo ci mette e quindi qualcosa inevitabilmente cambia.
Khaled Mesh’al riceve un’eredità difficile.
Deve sostituire nel cuore dei Palestinesi l’affetto e la fiducia che hanno sempre riservato a Haniyeh e convincerli che le sue posizioni, da sempre “più morbide” verso Israele, siano funzionali al principio numero uno cioè la liberazione della Palestina.
Se Haniyeh era molto deciso sulla rotta da seguire, Meshal é molto più possibilista.
Infatti ha sempre dichiarato che Hamas é pronto a riconoscere lo “stato d’Israele” nel momento in cui tale stato ponga fine all’occupazione dei territori palestinesi occupati e accetti la creazione di uno Stato palestinese:, sovrano ed indipendente.
Il cambio di rotta politico é tutto lì, in quella possibilità di “riconoscere” lo stato ebraico, seppure dopo una serie di atti concreti (e difficilmente accettabili) da parte degli ebrei.
Haniyeh NON ha mai considerato tale ipotesi, ritenendo lo stato ebraico una forzatura occidentale ed un pericolo costante per la Palestina.
Avrebbe certamente discusso con gli ebrei la possibilità di una forzata vicinanza, ma questo é molto diverso dal “riconoscere” uno stato che é e resta pur sempre illegale.
Posizioni che ho sempre condiviso con Lui.
Meshal é anche più morbido nei confronti del’ANP di Abu Mazen.
Non li chiama “leccaculi” come ha sempre fatto Haniyeh e ritiene necessario un dialogo politico con loro, pur sapendo che prendono ordini dagli Usa.
Io non credo che tutte queste “aperture” possano giovare allo scopo che, come recita Hamas é e dev’essere la “Liberazione della Palestina, Stato sovrano, con Gerusalemme capitale”.
E non mi fido, conoscendoli, nemmeno degli ebrei, autentici scorpioni della politica mediorientale.
Come diceva Ismail, si può prendere un caffè con loro ma solo se il tuo te lo porti da casa.
E questo Meshal dovrebbe averlo imparato, visto che tempo fa gli iniettarono un veleno letale nel collo ed é vivo solo perché il Re di Giordania intervenne presso il boia di Tel Aviv chiedendogli di somministrargli l’antidoto, in cambio di concessioni mai rese note.
Essere rane disposte a traghettare scorpioni, in medioriente non paga.
Tutti sappiamo come va a finire.
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Claudio Khaled Ser