Videogame. “We. The Revolution”, interpretare il ruolo di un giudice all’epoca della Rivoluzione Francese

DI LUCA BAGATIN

La Rivoluzione Francese del 1789 significò, per la Francia e l’intera Europa, una profonda trasformazione.

L’epoca dei Re e dei monarchi in generale sembrava tramontare, aprendo a successivi sconvolgimenti e rivoluzioni.

In “We. The Revolution”, gioco di ruolo sviluppato da Polyslash (https://polyslash.com) e edito da Klabater (https://klabater.com), ci troveremo a vestire i panni di Alexis Fidèle, giudice di un tribunale del popolo di Parigi.

Il gioco inizia nel 1794, quando Re Luigi XVI non è ancora stato ghigliottinato (anzi, saremo proprio noi a deciderne le sorti) e nell’epoca in cui Giacobini e Girondini, le due grandi fazioni dell’Assemblea Nazionale rivoluzionaria, si contendono il potere.

Alexis Fidèle, da noi interpretato, si troverà, dunque, a compiere una serie di scelte, che influenzeranno la sua vita e il gioco stesso.

Lo faremo, principalmente, giudicando gli imputati (che potranno essere semplici cittadini, come noti eroi rivoluzionari, oppure nobili di alto rango) che si presenteranno in tribunale.

Ma, come li giudicheremo? Lo faremo con imparzialità, oppure ci lasceremo influenzare e/o influenzeremo a nostra volta la giuria e il popolo francese?

Ricordiamoci che, ogni nostra azione, avrà delle conseguenze nell’ambito della nostra reputazione (già compromessa dal fatto che siamo un noto bevitore e giocatore d’azzardo); nell’ambito del sostegno che riceveremo da parte del popolo e/o da parte dei rivoluzionari (più avanti, nel gioco, dovremo tener conto anche del sostegno che ci riserveranno, o meno, anche le classi nobiliari).

Scopo ultimo del gioco? Scalare le gerarchie politiche, sino a scalzare il potere di Robespierre e evitare di finire vittima di qualche complotto.

L’atmosfera di “We. The Revolution” è tesa e cupa. E tale affresco è sottolineato dall’ottima grafica poligonale in 2D disegnata a mano, oltre che dagli avvenimenti, carichi di oppressione e violenza pronta a scoppiare, nelle strade di Parigi, come nel tribunale stesso.

Un vero peccato che il comparto sonoro sia, purtroppo, spesso assente, a parte qualche evento raccontato da un sonoro in lingua inglese, con i sottotitoli (ma non in italiano!). E che i dialoghi si limitino a poter essere letti, a mo di fumetto.

Il ritmo e la narrazione sono serrati e non mancano. L’impressione, infatti, è di giocare a un gioco di ruolo vecchio stile, un po’ come quelli che molti di noi giocavano da ragazzi, attraverso i cari vecchi “libri-gioco”.

E’, infatti, la narrazione il punto cardine di “We. The Revolution”.

Ogni processo che ci troveremo a condurre, in tribunale, è infatti una storia a sé stante. Un caso che dovremo “risolvere” o, meglio, che sceglieremo come “risolvere”, condannando l’imputato alla prigione, alla ghigliottina, oppure decidendo di assolverlo.

E lo potremo fare ponendo apposite domande all’imputato, scegliendole accuratamente fra quelle proposte, orientando l’umore del pubblico e soprattutto quello della giuria.

Sarà sempre o spesso opportuno, infatti, prendere una decisione evitando di contrariare troppo la giuria e/o il pubblico che assiste al processo. Come dicevo prima, infatti, ogni nostra scelta avrà delle conseguenze.

In “We. The Revolution” non mancano elementi strategici e mini-giochi, che si riveleranno nel corso della partita.

Come la possibilità di giocare a dadi con i nostri nemici, oppure combattere battaglie guidando un piccolo esercito.

Oppure, ancora, costruire statue in onore alla Rivoluzione e “conquistare” la città, attraverso dei nostri “agenti”. Il Diplomatico, ad esempio, potrà far aumentare la nostra influenza sui cittadini di Parigi, mentre una guardia al nostro servizio potrà sedere rivolte e/o uccidere agenti nemici (inviati da chi vuole ucciderci, per evitare di farci avanzare nelle alte schiere del Direttorio).

Anche i rapporti con i nostri famigliari dovranno essere tenuti in conto. Se i rapporti con nostra moglie saranno buoni, aumenteremo la nostra reputazione; se quelli con nostro suocero saranno buoni, aumenteremo la nostra influenza nei confronti del popoli; se i rapporti con nostro figlio maggiore saranno buoni, aumenteremo la nostra influenza nei confronti dei rivoluzionari e, se i nostri rapporti con nostro figlio minore saranno buoni, influenzeremo i nostri rapporti nei confronti di nostro suocero e di nostra moglie.

Dopo ogni processo, infatti, torneremo a casa e potremo compiere delle scelte che influenzeranno i rapporti con i nostri famigliari. Ma anche determinate scelte, nel corso dei processi, potrebbero influenzare i rapporti con la nostra famiglia.

“We. The Revolution” è, dunque, un gioco di ruolo che mette alla prova la nostra capacità di mantenere l’equilibrio fra le varie fazioni e i vari personaggi in gioco.

Tutto ciò ci permetterà, nel corso dell’avventura, di compiere, a nostra volta, dei complotti per salire, come dicevamo, le alte schiere del potere.

Anche la capacità di influenzare il popolo – quando porteremo un imputato che avremo ritenuto meritevole del taglio della testa – e/o i nostri interlocutori, attraverso appositi discorsi, è uno degli elementi chiave per aumentare la nostra reputazione e influenza nei confronti delle fazioni che popolano Parigi, oltre che per promuovere determinati eventi.

“We. The Revolution”, in generale, è un ottimo simulatore e gioco di ruolo storico, con un’ampia narrazione che, per poter essere goduta appieno necessita della conoscenza di una lingua europea che non sia l’italiano. Eh sì, perché, purtroppo, il gioco non è tradotto nella nostra lingua.

Per poter essere giocato è necessario un pc con sistema operativo Windows 10 o 11, con minimo 4 GB di RAM; una scheda video di fascia media e 4 GB di spazio libero su disco fisso.

E’ acquistabile su Steam al seguente link: https://store.steampowered.com/app/736850/We_The_Revolution/

Luca Bagatin