In galera!

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

E’ molto raro che una persona cosiddetta normale soffermi il proprio pensiero sulla situazione delle nostre carceri e meno che mai su quelle cinquantamila persone, meno di una su mille, che passano le loro giornate in condizioni innaturali per qualsiasi animale, uomo incluso.
Quando la cronaca ci costringe a pensarci, che si tratti di un suicidio, di una rivolta o di trattamenti disumani, non vediamo l’ora di occuparci di qualcos’altro, un po’ come quando gettiamo la spazzatura o raccogliamo la cacca del nostro cane.
Non c’è nulla di ciò che accade in quel piccolo pianeta inospitale che riesca ad indignarci per più di qualche minuto, nulla tranne le scarcerazioni di chi avremmo voluto che rimanesse là a marcire per il tempo più lungo possibile.
Chi più chi meno siamo un popolo di manettari, non ci importa nulla di sapere che un terzo dei carcerati è composto da stranieri e che la stragrande maggioranza di essi con la delinquenza vera, quella organizzata e sanguinaria, non ha nulla a che vedere, o che metà dei carcerati sta scontando pene inferiori ai cinque anni, o che in carcere il tasso di suicidi è otto volte superiore al normale.
Portiamo in corpo un cancro maligno pieno di metastasi e tutto ciò che sappiamo fare è discutere se sia giusto oppure no che Giovanni Toti possa varcare il cancello della sua villa.
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Mario Piazza