Israel? Think again!

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Quando nei miei anni giovanili la militanza nella sinistra extraparlamentare significava lo scontro ideologico e a volte fisico con il neofascismo, il pacchetto comprendeva senza alcun sovrapprezzo la difesa di Israele da quei delinquenti che sfoggiavano svastiche e altre porcherie. Qualcuno tra noi, quelli più vicini all’anarchismo e ai movimenti hippy, aveva addirittura idealizzato i kibbutz israeliani come desiderabili realizzazioni dello spirito socialista e comunitario.
Quella visione strumentale e miope faceva a cazzotti con la storia che nel frattempo si dipanava in Medio Oriente ma nonostante tutto ho continuato a sostenere il diritto di Israele alla propria esistenza e a credere che l’obiettivo da raggiungere fosse quello dei due Popoli e due Stati.
Ora basta, ho cambiato idea. Il debito che avevamo con l’ebraismo dopo l’Olocausto è stato saldato con cospicui interessi sulla pelle dei Palestinesi in comode rate durate 75 anni e ciò che ci rimane tra le mani è un genocidio, un massacro senza pietà, un susseguirsi di atrocità che ci dicono con chiarezza come l’idea della convivenza pacifica fosse un’illusione. Il diritto di Israele ad esistere è andato perduto nei corpi martoriati di ogni Palestinese che ha pagato i nostri debiti, decine di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti.
Nulla potrà mai più cancellare questo orrore nei secoli dei secoli a venire, una vergogna planetaria di cui non voglio essere complice per un solo minuto in più.
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Mario Piazza