Woodstock

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Bethel, nello Stato di New York. Era il 15 agosto 1969, un venerdì, ore 17:07, quando qualcosa di irripetibile ebbe inizio: Woodstock Music Art and Fair.
Uno dei momenti più iconici della controcultura degli anni ’60.
Tre giorni di concerti (poi diventati 4). Spettatori: 500 mila. Biglietto: 18 dollari.
Il festival avrebbe dovuto tenersi nella cittadina di Woodstock non troppo distante, ma ad appena un mese dall’evento l’amministrazione locale bloccò i permessi. Solo all’ultimo momento fu siglato un accordo con Max Yasgur, che accettò di affittare la sua fattoria di oltre 600 acri nella vicina Bethel per 75mila dollari. Gli organizzatori comunque decisero di lasciare inalterato il nome dell’evento.
Il primo a suonare sul palco fu Richie Havens con High Flyin’ Bird. In realtà avrebbe dovuto esibirsi in tarda serata, ma il traffico intenso impedì alle band di apertura di arrivare al festival. Toccò a lui ad aprire il festival.
Dopo aver terminato i brani in scaletta gli organizzatori chiesero a Havens di prendere altro tempo. A quel punto Havens cominciò a suonare uno spiritual nero chiamato Sometimes I feel like a motherless child, improvvisando e modificandone il testo. In particolare cominciò a cantare all’infinito la parola Freedom che divenne l’inno di Woodstock.
Si esibirono poi artisti del calibro di Janis Joplin, Joan Baez, Who, Crosby Stills Nash & Young, Jefferson Airplane, Grateful Dead, Santana, Creedence Clearwater Revival e Joe Cocker.
L’ultimo ad esibirsi fu Jimi Hendrix. Sali’ sul palco alle 9 di lunedì mattina quando molti spettatori erano già andati via.
Due ore circa di esibizione, una critica aperta e sfacciata al governo americano, la chitarra che grazie a un anello applicato sul dito riproduce il suono delle bombe che intanto cadono sul Vietnam. (mywhere)
Il festival dal punto di vista economico fu un bagno di sangue. L’inaspettata affluenza costrinse gli organizzatori ad aprire le porte gratuitamente. Gli incassi furono 1,8 milioni di dollari, le spese 3,1 milioni.
Tra gli inviti respinti e le mancate partecipazioni si possono citare i Beatles, per i quali John Lennon rispose che avrebbero suonato solo se fosse stata invitata anche la Plastic Ono Band, il gruppo di Yōko Ono, che fu rifiutato. Era in trattativa anche Bob Dylan, ma si tirò indietro a causa della malattia di un figlio. Mentre i Rolling Stones, ancora provati dalla recente morte del loro ex-chitarrista e fondatore Brian Jones, rifiutarono l’invito in quanto Mick Jagger preferì partecipare alle riprese di un film. I Doors invece, si stavano riprendendo da un periodo di guai con la legge. (Musicalfactory)
A Woodstock non mancò anche un risvolto tragico: due ragazzi morirono per overdose, un altro perse la vita investito da un trattore mentre dormiva in un sacco a pelo.
In quei giorni il movimento pacifista trovò il suo manifesto. Alla base: libertà, rifiuto delle istituzioni, opposizione alla guerra in Vietnam. Niente fu più come prima, niente è stato come Woodstock.
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Alfredo Facchini