Omofobia

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Abbiamo debellato malattie terribili come la malaria, la poliomielite e il vaiolo grazie alle campagne vaccinali e al miglioramento delle condizioni di vita ma questo non significa che siano scomparse.
Lo stesso vale per l’omofobia, una malattia nefasta che fino al finire degli anni 60 era endemica nella popolazione mondiale in forme più o meno gravi ma senza eccezioni di latitudine, di cultura, di regime politico o di credo religioso.
Ne soffrivamo tutti, noi che oggi siamo settantenni o giù di lì, i nostri padri e i nostri nonni. A differenza delle altre malattie invece della sofferenza ci causava un sinistro piacere consentendoci, a volte con una semplice battuta volgare ma altre con autentici linciaggi morali e materiali, di affermare la nostra presunta “normalità” sessuale esorcizzando nel contempo eventuali pulsioni che rifiutavamo di riconoscere. Normale era l’esaltazione della virilità e pazienza se essa comprendeva le molestie, il sesso mercenario, il voyeurismo, lo stupro e la pedofilia.
Eravamo quasi riusciti a debellarla l’omofobia e il vaccino ce lo avevano offerto non le case farmaceutiche ma quella meravigliosa rivoluzione culturale che decretò il successo di artisti come David Bowie, Freddy Mercury ed Elton John e nel nostro piccolo di Alan Sorrenti, Patty Pravo e Miguel Bosé. Finalmente avevamo smesso di sbirciare tra le lenzuola e nelle mutande di chi non ci aveva fatto nulla di male.
Vittoria? Ma neanche per sogno perché come la poliomielite, la malaria o il vaiolo l’omofobia ha soltanto bisogno di elementi scatenanti per ripresentarsi. Possono essere gli insetti, le feci, le scimmie o la malnutrizione oppure la loro sommatoria personificata, portatori apparentemente sani come quelli che oggi comandano in Italia.
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Mario Piazza