Giovanni Toti nel paese dei corrotti

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Gentile presidente Meloni altrimenti detta fenomena,
ha guadagnato, a suon di patacche, lo scranno superior di un paese sfigato, pieno di problemi e debiti, con la promessa che ne avrebbe curato ogni piaga provocata dalla Sx poco raccomandabile, inaffidabile, superficialerrima e sua nemica acerrima.
Lei, santissima, serenissima fiammeggiante presidente, è una fiera patriota resiliente nonché vittima di complotti che piovono dal cielo plumbeo senza soluzione di continuità. Perciò, nostra benedettissima protettrice della fiamma tricolore e della superbia borgatara de core, ci si chiede se sia per caso stanca di figurissime di palta che in uno stivale degno dei propri tacchi ne sarebbero bastate meno di un quarto. Noi umili cittadini, lo ammettiamo, non ne possiamo più di vederla galleggiare un po’ svampita e senza chiara meta come una medusa nella riviera mucillaginosa.
Lo affermo con dolore incommensurabile: non solo è inadatta a scegliere ministri di genere indefinibile nonostante la battaglia contro il gender; dopo Sangiuliano, dimesso con le palle in mano, dico tutte quelle che ha raccontato da quando esiste politicamente, il patteggiamento di Toti mostra al mondo che è sua abitudine esprimersi sulla INDUBITABILE buona governance degli amici nonostante siano coinvolti in procedimenti giudiziari penali sproporzionati. Ma come fa a farla sempre così fuori dal vaso e passare quasi inosservata ai miopi italiaci?
Secondo le vostre fanfare da bugiardi sperticati, l’ex governatore ligure era l’ennesima vittima della magistratura rossa complottista: come avrebbe mai potuto compiere un reato qualsiasi un tale stinco di santo, filantropo che all’epoca del covid si distinse per l’illuminata congettura sulla tutto sommato sopportabile strage di anziani improduttivi…E siccome non ce n’era di coviddi, già pensare che si morisse per qualcosa che non c’era, nun se poteva sentì; voi vedè che Toti sotto, sotto, sotto ma proprio di sotto, era un ammiratore di Conte?
Toti corrotto? Ma quando mai…Toti i finanziamenti illeciti manco sa cosa siano perché non accetta caramelle dagli sconosciuti, figurarsi EURI. Dagli amici non lo so, e comunque i traffici di danari del buon governatore sono sempre stati alla luce del sole.
Pertanto, se tanto mi da tanto, cazzaro, pagliaccio e aggiungo infame il giudice che confermò gli arresti domiciliari per la possibilità di reiterazione del reato. Per questo terribile sopruso/ ricatto l’agnello sacrificale Toti, più bue per la verità, si dimise. Il fattaccio fece sussultare i garantisti dei potenti italiani e furono giornate di pianti e tragedie greche che Sofocle se le sarebbe sognate.
E l’epilogo della questione è stato davvero tragico per tutto il Cdx di pirati all’arrembaggio della verità: Ebbene Toti, il buon governatore, era talmente estraneo ai reati contestati da aver patteggiato la pena. Ovverosia santissima Meloni: il governatore ha riconosciuto la propria colpevolezza sublimando in un nanosecondo ogni iperbole cazzonica esposta dai vari Sallusti prodighi di sofismi perigliosi quanto inutili. Ma il riconoscersi colpevole non poteva bastare al governatore: per la logica suprema da genio fulminato egli si ritiene innocente nello stesso istante in cui patteggia la sua pena perché colpevole . “Ho agito per l’interesse pubblico” sostiene il Totano. Perciò cari corrotti, soprattutto mafiosi infiltrati nelle istituzioni, finché agite per il bene pubblico, magari favoreggiando imprese di amici che vi garantiscono voti, non abbiate tentennamenti e proseguite nella vostra opera di corruzione bonaria perché così si fa in questo paese in discesa perenne verso la gloria dei ladroni di tutte le dimensioni.
Presidente concludo: nonostante gli sforzi profusi per ammanettare i magistrati, è stato proprio Toti a dar loro ragione, ergo potete aggiungere l’ennesima tacca sull’agenda delle figure di  cacca.
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Gioacchino Musumeci