DI MARIO PIAZZA
Ormai dovrebbero averlo capito tutti, e più che quelli là fuori dovremmo averlo capito noi che quasi tutti i giorni ci incontriamo su questa pagina per ragionare insieme.
A fermare o almeno limitare lo scempio culturale e sociale, la triturazione dei diritti e dei doveri, il capovolgimento formale e sostanziale dei valori in cui abbiamo creduto per tutta la nostra vita non saranno il Presidente della Repubblica, l’opposizione parlamentare e neppure quel poco che rimane del “quarto potere”, la libera informazione che ormai fa fatica ad orientare persino se stessa.
Chi potrebbe fermare questa onda di me*da nera che ci sta sommergendo è soltanto la piazza, e non penso alla piazza educata che chiede il permesso al questore per sfilare ordinata sventolando qualche bandierina. Penso alla piazza vera, quella degli scioperi selvaggi, quella dei blocchi stradali, quella che reagisce alla repressione poliziesca con tattiche di guerriglia urbana e che non ha paura delle manganellate e di finire in galera.
E’ solo il sogno polveroso di un sessantottino invecchiato perché quella piazza idealista e ideologizzata ha smesso di esistere da parecchio tempo. Quella che potrebbe tornare è una piazza molto diversa, fatta di gente disperata che avrà perso il lavoro, la pensione, la casa e quelle briciole di assistenza pubblica che ancora sono rimaste.
Contare su quella piazza è un po’ come tifare per l’asteroide che sta per colpirci sotto forma di crisi economica o peggio di guerra totale.
Non sono sicuro di volerlo o poterlo fare.
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Mario Piazza