DI ENZO PALIOTTI
27 Settembre 1943, è l’inizio dell’insurrezione di Napoli contro l’occupazione nazista. Insurrezione nota come “le Quattro Giornate di Napoli, il primo atto di ribellione del popolo di una grande città contro il nazi-fascismo.
Tutto ebbe inizio appunto il 27 Settembre 1943. A scatenare l’ira e innescare la rivolta fu il “decreto sul lavoro obbligatorio” del comandante della piazza di Napoli, col. Scholl che ordinava a tutti gli uomini abili al lavoro di presentarsi al comando tedesco, chiunque non avesse ottemperato a quell’ordine sarebbe stato fucilato sul posto. A quel decreto/ordine risposero soltanto 150 uomini e Scholl, infuriato, ordinò alle truppe di rastrellare la città catturando circa 8.000 uomini destinati alla deportazione in Germania per il lavoro coatto.
Fu la scintilla che fece scoppiare la rivolta che si protrasse appunto per quattro giorni durante i quali i nazisti non smentirono la loro nefasta fama di assassini fucilando chi si ribellava senza fare distinzione tra giovani, vecchi, donne e ragazzi.
Ma fu anche un altro fatto che contribuì ad accrescere ancora di più l’ira dei napoletani: la fucilazione sulle scale dell’Università Federico II, di un marinaio ventiquattrenne, Andrea Mansi. Ad assistere e ad applaudire questo orrendo “spettacolo” furono costretti migliaia di cittadini sotto la minaccia dei fucili nazisti. Testimone di quell’orrendo crimine fu il giornalista napoletano Antonio Ghirelli.
La notizia di quegli atti si sparse per tutta la città, e in vari quartieri cominciò un passaparola per organizzare una opposizione armata. Furono recuperate armi da quelle caserme abbandonate dopo l’8 Settembre. Si crearono comitati di lotta in ogni quartiere per affrontare i nazifascisti. In effetti non ci fu un coordinamento tra i vari quartieri, non una strategia comune. A guidare le schiere di popolo fu principalmente il desiderio comune di liberare la città dell’invasore.
Napoli, prima in Europa a ribellarsi al giogo nazifascista, fu decorata per tutti gli atti eroici con la medaglia d’oro al valor militare con la motivazione: “Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un’impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle “Quattro Giornate” di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria.”. Altre medaglie d’oro, alla memoria, furono conferite a ragazzi poco più che adolescenti come Gennaro Capuozzo, di 12 anni che cadde combattendo contro gli invasori. Gennarino, per tutti, diventò il simbolo della rivolta ed il suo sacrificio servì a tutti i combattenti quale esempio.
Tanti furono gli atti eroici come quello della giovane Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia, che affrontando i nazisti e combattendo senza paura al fianco dei partigiani, impedì la distruzione di una fabbrica e del ponte della Sanità, uno dei principali ed importanti, come lo è ancora oggi, accessi al centro della città. Il ponte, oggi, è intitolato a lei.
Finalmente, dopo 4 giorni di aspri combattimenti, il 1° ottobre i partigiani napoletani consegnarono la città liberata agli anglo-americani, con i tedeschi in rotta verso il nord. Le Quattro Giornate di Napoli ebbero un importantissimo risultato morale e politico per l’insurrezione nazionale ed impedirono ai tedeschi di organizzare una resistenza in città e anche, come Hitler stesso aveva chiesto, che Napoli fosse ridotta “in cenere e fango”, prima della ritirata.
Il bilancio delle perdite fu di 168 partigiani e 159 cittadini, altre fonti e dai registri del cimitero di Poggioreale i caduti risultavano in 562. (fonte Wikipedia)
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Enzo Paliotti