Banche ed extraprofitti (contro chi?), oltre i litigi nel governo

DA REDAZIONE

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Valerio Sale da REMOCONTRO –

La tassazione dei profitti di banche e grandi aziende -che dovrebbe essere cosa logica perseguita da sempre -, quando diventano ‘extra’, di male in peggio. Tema caldo non solo in Italia, ma in tutta Europa provano a spiegare gli economisti, compreso il nostro Valerio Sale che cercherà di spiegarci. Giusto dire che a noi, vittime della tasse costrette da sempre, girano un po’ certe delicate parti maschili.

Governi senza soldi e noi senza servizi decenti

I governi schiacciati dal debito pubblico sono alla disperata ricerca di fondi per far quadrare i conti. In Francia è già pronto un piano di tassazione aggiuntiva per 300 grandi aziende e per redditi superiori a 500 mila euro. Con forme e sfumature diverse viene sancita la disparità economica generata da ricchezze conseguite per motivi straordinari e vantaggi fiscali: aumenti dei tassi delle banche e guadagni in regime di oligopolio/monopolio nel settore tecnologico ed energetico.

“Extraprofitti” su cosa e contro chi?

Gli extraprofitti bancari dovuti all’aumento dei tassi della Bce hanno generato incrementi in tutta Europa, anche se con dati contrastanti tra i diversi istituti. In Italia la cifra corrisponde a 5,1 miliardi di euro di extraprofitti nel primi 6 mesi dell’anno. Cittadini e semplici risparmiatori hanno fatto esperienza diretta degli aumenti dei costi dei prestiti bancari a fronte della remunerazione a zero dei propri depositi, non vincolati. Tutto ciò avviene mentre in questi giorni, come riferisce un’esclusiva di Politico,  i responsabili dei ministeri del Tesoro di Germania-Francia-Italia hanno presentato alla Commissione europea una lettera con la richiesta di allentare le regole bancarie attuali (le norme di Basilea).

“Una contropartita per il sistema bancario che da un lato è chiamato a dare un contributo ai conti pubblici e dall’altro si prepara ad ottenere vantaggi. La vulgata dice che le banche sono l’unico settore economico che divide gli utili con i propri azionisti e abbatte le perdite con i contribuenti dello Stato. Definizione semplicistica, ma che non esclude le responsabilità di chi di questo sistema ne ha (extra)approfittato.”

Oligopoli da galera

Per quanto riguarda oligopoli e monopoli ( per il web Google su tutti) gli extraprofitti sono ancora più evidenti. Il rapporto annuale di Oxfam che negli anni ha assunto sempre maggiore autorevolezza negli ambienti economici e istituzionali, rileva che le fortune dei cinque uomini più ricchi del pianeta hanno più che raddoppiato dal 2020 i propri patrimoni, passando da 405 a 869 miliardi di dollari, mentre la ricchezza del 60% più povero – quasi cinque miliardi di persone – è, al contrario, diminuita. I cinque sono tutti americani, eccetto un francese: Elon Musk di Tesla, Bernard Arnault dell’azienda di lusso LVMH, il fondatore di Amazon Jeff Bezos, il fondatore di Oracle Larry Ellison e il guru degli investimenti Warren Buffett.

“Tax the rich” tra il dire e il fare

Alla pubblicazione rapporto di Oxfam di quest’anno però è seguita un’iniziativa pratica, la campagna “Tax the rich”. Fino al 9 ottobre Oxfam punta a raccogliere un milione di firme da presentare alla Commissione Europea. L’obiettivo della campagna è introdurre una tassa progressiva sulla ricchezza di un gruppo ristretto di detentori di grandi patrimoni, ovvero lo 0,1% dei cittadini più ricchi di ogni paese dell’Unione Europea ( in Italia 50mila persone). L’iniziativa è concreta perchè le regole dell’Unione Europea prevedono che quando dei cittadini raccolgono un milione di firme, certificate dalle rispettive autorità nazionali, la Commissione entro sei mesi dal ricevimento deve illustrare “l’eventuale azione che intende proporre in risposta all’iniziativa e i motivi della decisione di agire o no”.

Noi italiani vessati e distratti

La realtà ci dice però che le firme raccolte ad oggi sono pressapoco la metà e tengono l’iniziativa lontana dal traguardo. Solo tre Paesi – Francia, Germania, Danimarca – hanno raggiunto il proprio obiettivo calcolato ovviamente in base alla popolazione. In Italia i sostenitori sono circa 35 mila, a fronte di un obiettivo di 53 mila.

“E’ quasi certo che Oxfam non ce la farà questa volta a imporre azioni per tassare i ricchi, ma il monito che lascia la campagna è chiaro “Siamo davanti a un bivio: tra un’era di incontrollata supremazia oligarchica o un’era in cui il potere pubblico riacquista centralità promuovendo società più eque e un’economia più giusta ed inclusiva”.  Un altro modo, più diretto, di certificare la realtà economica globale e che va ben oltre i tentativi dei governi europei di tassare banche ed extraprofitti.”

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Articolo di Valerio Sale dalla redazione di

7 Ottobre 2024