Israele spara sulla missione di pace UNIFIL

DI MICHELE PIRAS

 

Israele spara sulla missione di pace Unifil perché è considerata un intralcio, mentre le bombe piovono senza sosta sul centro di Beirut, provocando l’ennesima strage: 22 morti e 117 feriti.
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Israele ha intimato ai nostri caschi blu di spostarsi, al rifiuto dell’Onu è seguito quello che adesso tutti definiscono un’attacco deliberato, un crimine di guerra.
E la triste ironia è che ci sparano addosso con le nostre stesse armi: le armi dell’Occidente, le armi delle democrazie, le stesse armi con le quali stanno trucidando i palestinesi e i libanesi.
Adesso finalmente pare chiaro a tutti che Israele ha abbondantemente varcato la soglia di un legittimo diritto alla difesa.
Ci sono volute però decine di migliaia di vittime, il sangue e la carneficina dei palestinesi di Gaza e dei libanesi, la devastazione totale dei villaggi, i bombardamenti indiscriminati, dei campi profughi, delle città e l’attacco alla più efficace e apprezzata missione internazionale della Storia recente.
Ci sono voluti centomila feriti e migliaia di mutilati, ventimila bambini assassinati e i caschi blu colpiti, per produrre almeno un sussulto, un moto d’indignazione, per scoprire che il Governo israeliano è totalmente fuori controllo.
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire.
Anche se ormai è davvero tardi.
Ma ora servono provvedimenti seri, sanzioni severe, fermare la cooperazione e le forniture militari, imporre lo stop immediato del massacro, il ritiro nei confini nazionali e una vera protezione internazionale per i civili.
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Michele Piras