DI GIANFRANCO ISETTA
Gino
Fu così registrato quel virile
quadrupede all’anagrafe curiosa
di mio zio nel suo vivo cortile.
Vispo esemplare gli zoccoli larghi
di rosso-bruna ruggine chiomato.
L’ultimo che fu visto nel paese.
Affilato e possente nei suoi tratti
come la lama d’aratro perfetto
a dissodare l’aria trascinando
avanti e ad ogni ritorno indietro
il carro e l’erpice legato dietro.
Va là Gino ! – fino allo sfinimento.
Ci fu del sole prima della sera
sulla tua fossa a rifugiarsi lungo
la percorrenza di un’ultima sosta
sulla strada di polvere e pianura
per tuo destino a quel campo interrotta
Oggi, per noi concluderla, serena
è un debito che onora!
Gianfranco Isetta
Cinque anni fa se ne è andato mio zio Luigi, serenamente. Aveva 98 anni ed era dunque uno degli ultimi protagonisti di quel mondo contadino durato più di mille anni, e così ben rappresentato anche da Pellizza da Volpedo in molte sue opere, con le sue lente stagioni, i suoi lavori nella sua preziosa terra , le tradizioni e non ultimo l’apporto degli animali da traino. Nel ricordo suo vorrei riproporre un testo di molti anni fa, forse anche un po’ ingenuo ma sentito, fa dedicato appunto a GINO il cavallo di mio zio, ultimo ad andarsene a sua volta di quella generazione antica.