La testa del “serpente”

DI CLAUDIO KHALED SER

 

L’uccisione di Yahya Sinwar non fermerà certamente Israele e la sua ignobile campagna militare.
Nello stesso tempo, c’è un’altra cosa che l’eliminazione del capo di Hamas non fermerà, ed é la resistenza del popolo palestinese che sarà maggiore, proprio in virtù di questa ennesima uccisione; vista piuttosto come un “martirio” dai miliziani del Movimento.
La cosiddetta teoria di tagliare la “testa del serpente” non funziona quando c’é un intero Popolo che sostiene un’idea, quando é lo stesso Popolo che spinge i vertici del Movimento a prendere decisioni che mettono a rischio anche la propria incolumità.
E’ da quel doloroso giorno dell’ 11 Settembre 2001 che la guerra al “terrore” prevede l’eliminazione dei capi del “terrorismo” e Israele, nel corso degli anni, ha sempre seguito questa strategia, ritenendola (ingenuamente) vincente.
Negli ultimi dodici mesi, il governo di Netanyahu ha eliminato almeno 16 leader di Hamas e di Hezbollah, ottenendo consensi e giubilo nel proprio paese, e in quelli degli sgherri a lui fedeli.
Certamente, le uccisioni di Yahya Sinwar il 17 ottobre, quella di Ismail Haniyeh prima, e quella del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, dal punto di vista israeliano, sono state percepite come un grande successo.
Ma é chiaro che non é così.
Molti sostenevano che l’uccisione di Sinwar avrebbe portato al collasso Hamas e che la tanto pubblicizzata “pace” sarebbe apparsa come un fiore di loto sulle acque della palude.
Non solo, ritenevano che la liberazione dei prigionieri superstiti, sarebbe stata imminente dato il crollo del Movimento di Liberazione.
Non é accaduto niente di tutto questo.
L’ho spiegato in un altro post dei giorni scorsi, Hamas e Hezbollah godono entrambe di un ampio consenso popolare e sono radicate da più di vent’anni nel territorio.
E’ assolutamente improbabile che la strategia di decapitazione di Israele riesca a indebolire uno di questi gruppi o a farli scivolare verso il collasso organizzativo.
Difatti, due anni dopo l’assassinio di Sheikh Yassin, uno dei fondatori di Hamas, e del suo successore, Abdel Aziz al-Rantisi, avvenuti nel 2004, Hamas riuscì a conquistare la maggioranza dei seggi nel Consiglio legislativo palestinese nel 2006 ed ancora oggi gode di un enorme consenso popolare nella Striscia di Gaza.
Che la guerra non sia terminata con l’uccisione dei leader di Hezbollah e Hamas è un fatto accertato dai combattimenti che continuano su entrambi i fronti, ed é chiaro che é Netanyahu, e non Sinwar, il più grande ostacolo alla fine della guerra e alla restituzione dei detenuti nei tunnel.
In pratica, avete sbagliato “serpente”.
Ma anche nel caso in cui il rettile di Tel Aviv venisse eliminato, non si fermerebbe la guerra dato che il suo governo é sostenuto dai serpenti di estrema destra, dai rettili ultraortodossi e dalla stragrande maggioranza degli ebrei sia in Israele che nel resto del mondo.
Quello che da sempre vado sostenendo é che questa non é la guerra di Hamas contro netanyahu, ma l’eterna lotta tra il Popolo Palestinese e la criminale arroganza di quello ebraico.
Non é eliminando uno, due, dieci “serpenti” che la guerra finisce, bisogna andare oltre e rimuovere la vera ragione di un conflitto che dura da sempre e che altrimenti é destinato a durare per sempre.
E su quale sia la “ragione” ormai dovrebbe essere chiaro a tutti.
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Claudio Khaled Ser