DI FABIO SALAMIDA
Prima lo hanno minacciato.
Poi gli hanno bucato le gomme.
In seguito lo hanno espulso dalla cooperativa di taxi cui faceva parte.
E adesso, questo.
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Il tassista Roberto Mantovani, conosciuto con il
nome Red Sox, da anni sta portando avanti un’operazione di legalità e trasparenza.
Ogni giorno, infatti, sui suoi profili social, rende noti i suoi incassi quotidiani per dimostrare che non solo la sua categoria guadagna molto bene, ma che è possibile farlo anche con quel POS che alcuni tassisti, violando la legge, impediscono di poter usare.
Il risultato? Questo. La sua auto è stata completamente vandalizzata con insulti e simboli fascisti: “Infame”, “mer*a”, croci celtiche e poi il disegno di un pene proprio sulla grafica a supporto della onlus “Casa per le donne per non subire violenza”.
Per fare quello che fa Red Sox, e cioè accendere le luci della verità su una categoria protetta, coccolata e spesso impunita, ci vuole coraggio.
Sì, ci vuole coraggio, in un Paese al contrario come il nostro.
Aggiungo una cosa.
Atti di questo tipo si verificavano nel ventennio, con le stesse identiche modalità. Se fossimo un Paese civile, gli atti di violenza e le trasgressioni delle regole da parte di alcune frange di tassisti dovrebbero essere in cima ai dossier del ministero dell’Interno, al pari del terrorismo e delle associazioni per delinquere di stampo mafioso.
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Fabio Salamida