In God we trust

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Sono anti-americano da sempre.
Sarà perché ho aperto i miei occhi di adolescente sul mondo quando infuriava la guerra in Vietnam, quando venivano assassinati John Kennedy, Martin Luther King e Malcom X e quando il blocco di Cuba ha messo a rischio l’intero genere umano. Ho sempre visto gli USA come una minaccia per la loro potenza tanto arrogante quanto primitiva, testimoniata anche nelle piccole cose dai loro pessimi cibi, dalle loro stupide automobili, dai loro orrendi spettacoli e il tutto annegato nella più totale assenza di cultura umanistica. Primitivi, appunto.
Mai avrei pensato di dover temere l’America non per la sua forza ma per la sua debolezza, perché lo scenario della sfida tra la Harris e Trump assomiglia più a una volgare gazzarra tra bande rivali che a un confronto politico e democratico, se di democrazia si può parlare dove è in uso un sistema elettorale che sembra inventato apposta per relegare il demos, il popolo, al ruolo di cameriere alla mensa dei potenti.
Non posso fare a meno di sperare che vinca la Harris per il bene degli Americani e soprattutto di quelli che rappresentano la parte migliore dell’America, ma sullo scenario mondiale sarà come sempre il Dollaro a prendere le decisioni, e un dollaro in preda al panico scatenerà disastri chiunque vinca.
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Mario Piazza