DI MARIO PIAZZA
Un periodo di mezzo secolo nel calendario della storia è poco più di un intermezzo, tanto è durato il sogno novecentesco della democrazia.
L’elezione di Trump è soltanto l’ultimo chiodo piantato nella bara di quel sogno e, considerando i danni che ha prodotto in un tempo tanto breve, non sono affatto certo di dover piangere al suo funerale.
L’uomo è un lupo predatore di uomini, questo significa il sottotitolo in latino, e i lupi non eleggono il loro capobranco. Il maschio-alfa è il più forte, il più intelligente e anche il più spietato, quello che non ha esitato a prendere a morsi chi tentava di contendergli la supremazia.
Così è sempre stato anche per la “razza” umana, dai faraoni a Trump passando per il falso mito della democrazia ateniese, con qualche rara eccezione che ha sempre riguardato piccole società come quelle scandinave e mai centinaia di milioni di individui come in Europa e in America o addirittura miliardi come in Cina e in India.
E quello che per noi occidentali è stato un bel sogno per quelli fuori dal nostro branco è stato invece un incubo.
Per non svegliarci abbiamo martoriato interi continenti come l’Africa, imprigionato sub-continenti come l’America Latina e l’India, messo a ferro e fuoco grandi aree geografiche come l’Indocina e il Medio Oriente.
La natura alla fine vince sempre e quella umana per quanto possa farci schifo non fa eccezione.
Combattiamola quanto ci pare e come ci pare ma per non vivere da disperati le nostre esistenze occorre rimettere al centro l’Individuo e coagulare intorno a lui piccoli gruppi di persone simili o almeno compatibili. Se non riusciamo a farlo tanto vale andare davanti alla Casa Bianca, al Cremlino o alla Knesset e fare harakiri.
Ho straparlato?
Forse, ma questo è il mio piccolo “vaffa” a Trump e ai suoi sostenitori, dal più profondo del cuore.
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Mario Piazza