DI FRANCESCO MARANTA
Presso il Forum Diritti e Salute sono giunte diverse segnalazioni riguardanti le difficoltà di alcuni cittadini sofferenti di patologie mentali incontrano per accedere ai trapianti di fegato.
Deliranti linee guida decretano che i pazienti psichiatrici gravi, non possono accedere a questa cura, la cui assenza determinerà con grande probabilità uno stato di estrema sofferenza e successivamente la morte.
Sappiamo che i sofferenti del male oscuro hanno una vita media estremamente ridotta.
Tra i motivi che determinano tale condizione spicca l’estremo sadismo verso queste persone dolenti nel corpo e nell’anima da parte della società in generale e di quel che resta del sistema sanitario nazionale in particolare. La salute pubblica, oramai sbranata dagli interessi regionali legati al marketing elettorale, si dimostra sciatta, insensibile ed iniqua.
Infatti, a pag. 35 del volume “Il trapianto di fegato”, ovvero le “Raccomandazioni” dell’AISF, Associazione Italiana per lo Studio del Fegato, dalle nostre informazioni in uso presso importanti ospedali della Regione Campania, tra le CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE (Sic!) sono presenti:
“Malattie psichiatriche gravi (schizofrenia, psicosi maggiori, severi disturbi della personalità)”. In questi casi poiché la vigente Legislazione Italiana non esclude la disponibilità di cure mediche, in particolare salvavita, nell’indicazione a trapianto di fegato appare ragionevole valutare gli ulteriori seguenti punti:
1. la presenza di un adeguato sostegno familiare e/o la possibilità di accedere in maniera efficace ai Servizi Sociali del territorio che garantiscano un supporto adeguato al fabbisogno del paziente
2. un giudizio qualificato specialistico psichiatrico, neurologico e psicologico
3. una valutazione globale pluridisciplinare del caso.
Ecco cosa scrive in merito, l’eminente psichiatra Dott. Antonio Mancini:
Vite indegne di essere vissute.
Nel testo redatto dall’associazione italiana per lo studio del fegato i malati schizofrenici gravi sono considerati, ai fini della collocazione nelle liste per il trapianto, persone da escludere. La malattia mentale grave, di cui si discetta con sorprendente superficialità (la gravità di una schizofrenia è ben lungi dall’essere testata o racchiusa in una serie di parametri biologici descrivibili e confrontabili), assurge al rango di controindicazione assoluta solo per l’assoluta presupposta impossibilità del singolo paziente e della sua rete socio-familiare ad assicurare tutte le cautele e prescrizioni che un trapianto di fegato prevede e richiede sia prima che dopo il trapianto medesimo. Per l’associazione la malattia psicotica in quanto tale costituisce una controindicazione assoluta, come se l’aggettivo grave indicasse una prognosi infausta nel post trapianto. Non si richiede allo psichiatra una valutazione approfondita sul grado di compliance che la rete assistenziale (il servizio di salute mentale) può e deve assicurare nel seguimento delle patologie psicotiche, né si raccomanda ai servizi di provvedere a mettere in campo tutte le azioni terapeutiche per preparare e sostenere il paziente psicotico prima, durante e dopo il trapianto, si richiede semplicemente una diagnosi che di fatto esclude la persona psicotica da una possibilità terapeutica salva vita. Qui si contesta la concezione manicomiale della patologia mentale, che emerge tutta in quell’aggettivo (grave) che diventa di per sé una controindicazione assoluta. Si vorrebbe conoscere il numero di pazienti schizofrenici in Italia a cui è stato negato un trapianto. Anche se fosse esiguo, e non lo sappiamo, saremmo innanzi ad una improvvida selezione di vite indegne di essere vissute. Napoli, 4 Novembre 2024.
Il Dott. Mancini a destra nella foto con Francesco Maranta ad una manifestazione
Appare evidente quindi l’intento razzista discriminatorio ed eugenetico di tali “raccomandazioni” prive con tutta evidenza dei requisiti minimi di razionalità, umanità e costituzionalità.
Il Forum denuncia con forza tale discriminazione rivolta alla parte più fragile della popolazione, ed attacco intollerabile all’articolo 32 della nostra Costituzione: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.