DI GUIDO SARACENI
“Zecche rosse, comunisti delinquenti, criminali”.
Con queste parole, Matteo Salvini ha commentato gli scontri recentemente avvenuti a Bologna, dove un corteo di antagonisti, sabato scorso, è stato contenuto a stento dalle forze dell’ordine – mentre cercava di intercettare un gruppo di trecento neofascisti vestiti di nero che sfilava per le vie del centro, cantando canzoni e urlando slogan di estrema destra.
Sui tafferugli ciascuno ha il diritto di pensare ciò che vuole. Il Sindaco di Bologna accusa il governo di aver favorito l’arrivo di 300 camice nere, il governo accusa i centri sociali di essere violenti e intolleranti.
È il vecchio gioco delle parti. Ci sta.
La cosa scandalosa e davvero inaccettabile è che un politico che riveste incarichi istituzionali di altissimo livello possa commentare l’episodio utilizzando un linguaggio del genere.
Perché la violenza inizia esattamente da qui. Dall’insulto, dalla provocazione, dal linguaggio volutamente privo di filtri e di freni inibitori.
Salvini ha sempre giocato con queste cose. Dai tempi in cui intonava irripetibili cori contro i napoletani a quando scriveva sui social che lui, il 2 giugno, Festa della Repubblica, non aveva un c***o da festeggiare – testuali parole.
Una parte del popolo di destra l’adora. Si riconosce in questo stile aggressivo e guascone, adottando le sue parole d’ordine, il suo vocabolario infantile e indecoroso.
I “moderati”, pur di governare, si tappano il naso.
Per il futuro ho due speranze.
La prima è che intervenga il Presidente della Repubblica e che richiami il ministro ai suoi doveri.
La seconda è che la sinistra capisca una volta per tutte in che mondo viviamo, dismetta l’abito da sera e indossi, prima possibile, la tuta da operaio.
Siamo stanchi di essere insultati, provocati ed offesi.
11.11.2024
Ora e sempre.
Resistenza
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Prof. Guido Saraceni, dal sui Blog personale