DI ALFREDO FACCHINI
Israele fa quello che gli pare e piace, non è un segreto. Anche perché ci sono paesi, come l’Italia della Meloni, che sono scandalosamente complici del gabinetto di Guerra di Netanyahu.
I fatti.
28 ottobre 2023. Gaza è già un ammasso di macerie fumanti. L’Assemblea Generale dell’Onu approva la bozza di risoluzione presentata dalla Giordania a nome degli Stati arabi che si concentra sulla tregua a Gaza, garantendo l’ingresso degli aiuti e impedendo lo sfollamento forzato.
Il testo, che non ha valore vincolante, ottiene 120 voti a favore, 14 contrari (tra cui gli Usa e Israele) e 45 astenuti (tra cui l’Italia).
L’ambasciatore italiano all’Onu, Maurizio Massari: “Sempre solidali con Israele. La sicurezza d’Israele non è negoziabile”.
Il 29 ottobre, con in il massacro in corso, il ministro dell’Energia israeliano annuncia la firma di una convenzione con cui Eni e altre società internazionali (l’inglese Dana Petroleum, una filiale della South Korean National Petroleum Company e l’israeliana Ratio Petroleum) ottengono la licenza per sfruttare il giacimento di gas offshore di fronte Gaza all’interno della zona marittima G al 62% palestinese.
Il ministero dell’Economia è il maggiore azionista di Eni con il 32%
La compagnia italiana è coinvolta anche nella gestione del Caspian Pipeline, un oleodotto che trasporta petrolio dal Kazakistan a Tel Aviv.
A dicembre il governo italiano da il via libera alla vendita a Israele di armi e munizioni per un valore di 730.869 euro. A gennaio per un valore di 1.352.675 euro.
Si dirà non sono somme rilevanti, ma bisognerebbe chiederlo agli abitanti di Gaza.
Secondo i dati Istat nel 2023 il nostro Paese ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore complessivo di 13.707.376 euro.
L’Italia è il terzo fornitore mondiale di armi a Israele dopo USA e Germania.
Leonardo S.p.A., in particolare, ha venduto i caccia addestratori M-346, usati dall’aeronautica israeliana per l’addestramento dei piloti, inclusi quelli coinvolti nelle operazioni sulla Striscia di Gaza. Inoltre, Leonardo ha fornito cannoni navali 76/62 Super Rapido per le corvette della Marina israeliana, capaci di supportare operazioni sia difensive che offensive, inclusi bombardamenti.
Leonardo S.p.A è partecipata dallo Stato italiano attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che detiene una quota di controllo pari a circa il 30,2% del capitale sociale.
L’11 gennaio 2024, quando la Corte internazionale di giustizia dell’Aia avvia il processo contro lo Stato terrorista di Israele per genocidio, Tajani dichiara: “A Gaza non è genocidio”.
I palestinesi uccisi intanto sono oltre 40 mila.
Sempre a Gennaio l’Italia sospende i contributi all’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi accusata da Israele di aver partecipato, attraverso alcuni membri dello staff, agli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
Il 19 maggio 2024, il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, chiede un mandato d’arresto contro Netanyahu, il governo italiano sempre per bocca di Tajani si schiera in difesa del criminale di Tel Aviv: “La richiesta è del tutto inaccettabile”.
Il 22 ottobre 2024 a Gerusalemme, visita di cortesia di Tajani a Netanyahu.
“Ho assicurato il sostegno dell’Italia al diritto di Israele di difendersi”.
Pochi giorni prima Israele aveva attaccato in Libano i soldati anche italiani dell’Unifil.
Israele attacca e bombarda Gaza, Iran, Libano, Siria, Yemen, Onu e il governo italiano tace e acconsente.
Zitti e buoni.
Così come ha sempre contrastato l’introduzione di sanzioni: per inciso nei confronti della Russia la UE dal febbraio 2022 ha comminato 14 pacchetti di sanzioni.
Più chiaro di così.
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Alfredo Facchini