DI GIOACCHINO MUSUMECI
Molti si chiedono se certi comportamenti di Beppe Grillo siano condizionati dai guai del Figlio Ciro. Per me è un ipotesi priva di sostanza: promettere l’assoluzione di Ciro in cambio della distruzione del Movimento è complottismo puro che dipingerebbe un quadro della magistratura surreale se accetta condizionamenti per la dissoluzione di una forza politica il cui rilievo oggi è minimale.
E al di là di questo quale magistrato rischierebbe reputazione e carriera per il figlio di un dinosauro in declino. Inoltre Grillo, come si vede dai fatti, non avrebbe potuto offrire alcuna garanzia reale sul risultato del proprio impegno.
L’ insistenza delle ipotesi di pressioni politiche su Grillo evidenziano l’unico fatto degno di nota peraltro tragicomico : l’ex garante è stato così bravo nel manipolare il suo pubblico da portarlo a trascurare le vere ragioni di comportamenti disgustosi e perpetrati nel tempo. Grillo ha persuaso milioni di persone a credere fosse davvero il depositario di istanze popolari che avrebbe difeso a tutti i costi.
Per la sua grande capacità di manipolazione con l’ausilio di un Blog ho definito Grillo “Berlusconi dei poveri”: Il defunto Silvio concepiva leggi ad personam, il garante lo statuto ad personam costruito intorno al suo ego esorbitante da arrogante dispotico.
Grillo, applaudito dalla massa incurante di quanti elefanti volassero nel racconto del divino, ha sempre detto e non detto, fatto e disfatto grazie al potere indiscutibile conferitogli addirittura per statuto. In tutto questo Beppe “l’elevato”– Ulteriore ragione per cui “uno vale uno” è tra le peggiori bufale del grillismo originale – si è servito di personaggi di dubbio spessore critico timorosi di perdere posizioni privilegiate.
Nella dimensione miserabile dell’egocentrismo grillesco teso a offrire ulteriori spunti delegittimanti a carico del Movimento, gli indegni a cui ieri milioni di cittadini hanno accordato fiducia, sono gli stessi che oggi sputano su quella fiducia bruciando al rogo il verdetto degli iscritti. La generazione dei Big irreprensibili di cui casualmente Luigi Di Maio era capostipite oggi si distingue per l’amore irriducibile verso il garante del Movimento che gli iscritti hanno bocciato. Che epilogo vergognoso per chi voleva cambiare il mondo.
Dopo il ripetersi della votazione Grillo e i suoi scendiletto saranno più disprezzati di Renzi. Oggi è finalmente palese quanto tutti questi fossero distanti dalla sostanza Democrazia.
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Gioacchino Musumeci