DI MARIO PIAZZA
Che l’adesione allo sciopero generale di ieri sia stata del 70% come dicono i sindacati o un flop come sostiene il governo non è l’aspetto più importante, perché se è vero che le rivendicazioni salariali sono un diritto democratico è altrettanto vero che i contenuti ideologici di uno sciopero lo possono rendere un atto rivoluzionario.
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Ignorare o minimizzare cosa ha spinto mezzo milione di persone in piazza e dieci o venti volte di più ad astenersi dal lavoro è un errore comune a tutti i governi che fanno della forza e dell’arroganza la propria bandiera, e per questo aspetto il governo Meloni ha raggiunto vertici che mai si erano visti nell’Italia repubblicana, né con Scelba in anni ormai lontani, né con Cossiga, né con Berlusconi.
Quei 43 cortei che hanno riempito le piazze di tutta Italia non sono soltanto una massa enorme di lavoratori incazzati e impoveriti, sono anche il brodo di coltura in cui l’indignazione popolare si sviluppa dando forza alle avanguardie e mai come questa volta i leader sindacali non ne hanno fatto mistero con i loro coraggiosi riferimenti alla rivolta sociale e ai guanti rivoltati.
Salvini grida al pericolo eversivo e io applaudo alla resistenza antifascista, perché di questo si tratta.
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Mario Piazza