DI MARIO IMBIMBO
Subito dopo la sentenza di ergastolo nei confronti di Filippo Turetta Gino Cecchettin a rilasciato una lunga e commossa dichiarazione ai microfoni di Repubblica. Sono parole che comprendo profondamente perché so bene, per il racconto diretto di persone che hanno vissuto un dolore simile, che una condanna, anche un ergastolo non appaga.
Appaga, appagherebbe o almeno rimette in parte in pace con se stessi invece impegnarsi affinché tutto questo dolore non accada più. Per nessuno. Ed allora ecco spiegato nel profondo il lavoro che lui e sua figlia Elena vogliono portare avanti con la loro fondazione.
A Gino, a Giulia, al loro dolore e al loro lavoro il più commosso degli abbracci.
“Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato nulla. Non sono né sollevato né più triste rispetto a ieri. La battaglia contro la violenza continua. Domani si riparte coi messaggi di sempre, mi dedicherò alla Fondazione e continueremo nel nostro percorso cercando di salvare vite.
Prima ero impassibile, perché avrei accettato qualsiasi verdetto, ma nel momento in cui è arrivato, l’essere qui tutti, significa aver perso una battaglia. Se mi aspettavo le scuse? No, assolutamente. Il mio percorso è un altro. Io ho perso tutto, andrò avanti col mio percorso.
Oggi è stata fatta giustizia secondo le leggi vigenti. Ma non è con le pene che si combatte la violenza di genere, semmai con la prevenzione”.
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Mario Imbimbo