Israele si prende un altro pezzo di Siria e distrugge flotta e aviazione

DA REDAZIONE

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Israele sfonda la linea di demarcazione fissata dall’Onu sulle alture del Golan ed estende fino alle porte di Damasco la sua «zona difensiva», e con 310 raid aerei annienta flotta e basi militari della Siria che fu. Distrutta anche l’aviazione siriana. Ma per al Julani, il nuovo rais, ‘tutto va bene’, la sintesi del Manifesto. Anche se uomini legati all’era di Assad vengono giustiziati in strada a Idlib e Hama.

Silenzi sospetti

310 raid aerei israeliani per affondare tutta la flotta militare siriana, una struttura di sicurezza importante per un Paese che si affaccia sul mar Mediterraneo, ed Abu Mohammad al Julani, capo del qaedista Hay’at Tahrir al Sham e nuovo leader siriano al posto di Bashar Assad fuggito in Russia, non ha commentato il martellamento israeliano della Siria che va avanti da giorni. «Al Julani, il ‘jihadista diventato buono’ che l’amministrazione Biden già pianifica di rimuovere dalla lista dei terroristi, non ha commentato in alcun modo i raid aerei israeliani incessanti sul paese, la distruzione del porto di Latakiya e l’avanzata delle truppe israeliane oltre le linee di armistizio sul Golan che pure ha ispirato il suo nome di battaglia», la cronaca commento di Michele Giorgio.

L’attacco alla flotta

I dati noti e accertati: nella notte tra lunedì e martedì, la Marina israeliana ha lanciato un attacco su larga scala contro le navi siriane nella baia di Minet el Beida e nel porto di Latakia, con l’obiettivo di distruggere la flotta di Damasco. Accadeva mentre un portavoce dell’esercito israeliano negava l’incursione delle forze dello Stato ebraico in profondità nel territorio siriano oltre la zona demilitarizzata, fino a 25 chilometri da Damasco, e l’occupazione della cittadina di Qatana. «Resoconti falsi» ha mentito un portavoce militare secondo il quale i reparti israeliani sarebbero presenti solo all’interno della zona cuscinetto e altri punti sul confine, non oltre.

Ruba a man bassa e fin che puoi

Nelle ore successive, le ammissioni parziali, perché se rubi un pezzo dei Paese altrui, non lo puoi nascondere. Si è scoperto che il nuovo ministro della Difesa, Israel Katz -un bel personaggio-, ha ordinato la creazione di una «zona difensiva sterile (?) nella Siria meridionale per proteggere il paese dal terrorismo». Per fortuna, la jihad buonista di Damasco non è ancora considerata una minaccia diretta per Tel Aviv. Di fatto, nessuno sa se e quando Israele farà retromarcia: con il ritorno alla Casa Bianca, tra poco più di un mese, di Donald Trump che nel suo primo mandato presidenziale ha riconosciuto la «sovranità israeliana sulle alture del Golan occupate nel 1967» -buona memoria di Michele Giorgio-, nessuno può escludere che il presidente eletto permetta a Israele di prendere il controllo di altre porzioni di territorio siriano per «ragioni di sicurezza».

Scusa di Assad e il dominio del Medio Oriente

Dalla caduta di Assad, domenica scorsa, Israele ha condotto in Siria continui attacchi aerei, con la motivazione, o il pretesto, di impedire che armi pesanti o sofisticate finiscano in «mani sbagliate». I raid sono stati almeno 310 in appena 48 ore, ha riferito l’Ong Osservatorio siriano per i diritti umani. Cittadini siriani hanno raccontato sui social di bombardamenti che hanno preso di mira centri di ricerca, aeroporti, installazioni radar, difesa aerea, depositi di munizioni, anche nella zona di Damasco. Nuvole di fumo hanno avvolto nelle prime ore di ieri i sobborghi della capitale siriana: migliaia di civili hanno temuto il peggio. Israele ha inoltre annientato squadroni di caccia Mig e Sukhoi ed elicotteri, decretando la fine anche dell’aviazione siriana.

Contro l’Iran verso i suoi confini

Soddisfatto per la caduta di un alleato di Teheran, Netanyahu -che però non ha motivo di fidarsi dei nuovi vicini-, coglie l’occasione per muovere ancora un passo verso la grande Israele ed allargare i confini di fatto dello stato ebraico.. Appare sempre più chiaro che il cessate il fuoco in Libano non è affatto un primo piccolo passo verso la pace, ma una tregua, una pausa tattica per ridare fiato e slancio alla guerra, denuncia Marco Bascetta. Se non addirittura un espediente per allargarla e permettere a Israele di invadere l’entità nazionale libanese in quanto tale e nel suo insieme, non facendo più distinzioni tra Hezbollah e il resto dei libanesi, per poi spingersi, nel caso, verso la Siria.

La presa di potere e la vendetta

Mohammed Bashir, capo del governo a tempo -per tre mesi-, annuncia che saranno sciolti i servizi di sicurezza e sarà abolita la legge antiterrorismo usata per decenni per violare diritti umani e politici attraverso l’esistenza di tribunali speciali per l’arresto di migliaia di oppositori e dissidenti. Al Julani ha offerto ricompense a chiunque fornisca informazioni su ufficiali dell’esercito e della sicurezza coinvolti in crimini di guerra. La vendetta comunque è già iniziata. Video shock da varie città mostrano esecuzioni sommarie di presunti autori di massacri di civili compiuti per conto del deposto regime di Bashar al Assad. I video sono stati girati oggi a Idlib, nella zona di Hama e in quella di Damasco, con fucilazioni di uomini in ginocchio, spari alla tempia, raffiche di mitra contro corpi a terra.

Solo applausi per la fine di Assad e occhi chiusi

I governi occidentali che celebrano la caduta del dittatore Bashar Assad, non sembra si pongano problemi umanitari sul resto della Siria che non si sente affatto liberata da Al Julani. Da settembre, riferisce ilcentro indipendente Syrians for Truth and Justice, è in corso un’ondata di proteste nella città di Idlib a dintorni  proprio contro Al Julani, chiedendo e la chiusura del Servizio di sicurezza generale di Hts responsabile di violenza. Alle proteste Hts ha risposto arrestando e sparando per disperdere la folla. La sicurezza di Hts nel 2023 ha detenuto diverse persone con l’accusa di «spionaggio per paesi stranieri e abuso delle reti sociali», incluso l’attivista iracheno, Abu Mariam al-Qahtani, poi ucciso. Con queste premesse, le preoccupazioni sul futuro della Siria sono legittime. Le esprime tra i molti anche Ribal Assad, cugino ma da anni oppositore di Bashar Assad ed esule all’estero.

«Spero che l’Occidente non cada nelle menzogne di Julani – ha detto -, che è stato un membro dell’Isis, poi è diventato il leader del Fronte Al-Nusra, ovvero Al-Qaeda in Siria, e ora guida Hts composto da diversi gruppi jihadisti con migliaia di combattenti stranieri. Non fate questo grave errore di sottovalutazione».

.

Articolo della Redazione di

11 Dicembre 2024