DI MARINO BARTOLETTI
La carta d’identità di Gianluigi Morandi da Monghidoro è una grande bugiarda. Arriva al punto di insinuare che oggi compia 80. Ed è abbastanza evidente che ci sia un errore.
Lo conosco da sempre: e da sempre gli voglio bene per la sua non artefatta semplicità, per il suo pragmatismo, per la sua onestà e per la sua totale corrispondenza fra l’uomo e l’artista. Poi, certo, ci sarebbe anche il suo talento unico: ma, a mio parere, non è disgiunto dalle “voci” che ho appena elencato.
Per illustrare la nostra amicizia ho scelto, fra mille, la foto scattata durante un’Olimpiade di un po’ di anni fa. Me lo ritrovai anche lì (a Pechino per l’esattezza): con l’entusiasmo, la curiosità e la voglia di condividere che lo hanno sempre accompagnato.
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Carta d’identità a parte, Gianni è soprattutto uno straordinario fratello d’Italia (cit. Goffredo Mameli), avendo navigato tutti i decenni del dopoguerra di questo complicato e meraviglioso Paese.
Dalla fame (vera) degli anni ’40, ai sogni degli anni ’50, alle gioie degli ‘anni ’60, al grigio scurissimo degli anni ’70 e così via. Quando ha volato alto non ha mai dimenticato l’insegnamento di suo padre ciabattino di stare sempre coi piedi per terra: quando ha inciampato o quando è addirittura caduto si è rimboccato le maniche fino a rivedere la luce. E che “luce”, visto che ora tutti – ma proprio tutti, persino in un’Italia dilaniata dalla rabbia e dall’insofferenza – gli vogliono bene.
Credo che nessuno abbia attraversato le generazioni come ha fatto Gianni. Ho visto scene con da una parte una nonna (a volte… anche molto più giovane di lui) fornita di nipotina/o che lo ferma per strada e lo supplica di cantare “Fatti mandare dalla mamma” assieme alla creaturina. “Ti prego Gianni, la sa a memoria. Vi faccio il video”. “Ma signora le sembra normale che mia mamma (buonanima) possa ancora mandarmi a prendere il latte?” “Ti prego non puoi fare questo a…” e seguiva il nome che spaziava da Kevin a Lavinia, da Brando a Ginevra, da Azzurra a Quentin, via via fino Jacaranda…. E ovviamente il tutto finiva, sorridendo, con “E’ un’ora che aspetto davanti al portone…”
Questa giovane quercia gentile vive ancora di sfide e d’entusiasmi. Che altro può sognare un uomo (di spettacolo e non)?
Straccia quella carta d’identità falsa Gianni. E insegnaci come si fa!
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Marino Bartoletti