DI MICHELE PIRAS
Questa è la situazione a Gaza, a Rafah, a Jabalia.
.
.
Tra le macerie, nella distruzione totale, danzano macabre ancora le anime di 50 mila vittime della furia di Israele, di 20 mila bambini.
Un paesaggio post atomico è ciò che resta, mentre in queste ore circolano voci di una possibile, tardiva tregua.
Tornino a casa al più presto gli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre di un anno fa, cessi finalmente il fuoco e cibo e medici prendano il posto delle armi e delle bombe.
Escano le truppe e entrino le organizzazioni umanitarie a salvare chi è sopravvissuto prima che lo uccida il freddo, la fame, la malattia.
A dare ristoro a chi ha perso tutto.
Ma qualcuno dovrà pagare per questo massacro, perché senza giustizia non può esserci pace vera, né sicurezza.
Se non garantiremo la coesistenza pacifica fra due popoli e due Stati, se non si traccerà una credibile linea di confine garantita dalla Comunità internazionale, se non si sarà capaci di far prevalere il diritto internazionale sulla prepotenza e il terrore, avremo comunque perso tutti.
Ancora una volta.
.
Michele Piras