DA REDAZIONE
Antonio Di Bella da ARTICOLO VENTUNO –
Era il padre spirituale di tutti noi corrispondenti dagli Stati Uniti. E come un buon padre era prodigo di consigli, pronto all’ascolto sempre sorridente e ironico. Mai faceva sentire al suo interlocutore quel che lui era veramente : un gigante. Del giornalismo, della cultura, della politica. Un uomo cresciuto sopravvivendo alla discriminazione antiebraica in patria, entrato per concorso nella Rai del dopoguerra a Torino con mostri sacri come Piero Angela o Umberto Eco assieme al quale avrebbe poi fondato il Dams a Torino.
Sbarcato negli Stati Uniti come manager della Fiat passava dagli incontri con Kissinger e Agnelli alle serate con Bob Dylan e Joan Baez. Poche settimane fa la trasmissione Fuori orario di Raitre mi ha chiesto di commentare alcuni suoi documentari sugli Stati Uniti. Un’occasione per ammirare il suo stile asciutto, rara la sua presenza davanti alla telecamera, le immagini e le interviste che raccontavano più di qualsiasi commento e alla fine le sue analisi essenziali spesso accanto a un altro gigante Ugo Stille.
E’ il rappresentante di una generazione che sembra andarsene in punta di piedi dopo avere mostrato con il suo esempio come si possa essere insieme uomini di economia di cultura di giornalismo e di politica (ha diretto l’unita, ha fondato il Fatto).
Il suo sorriso arguto autoironico ci accompagnerà sempre.
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Antonio Di Bella dalla redazione di
14 Gennaio 2025